Schianto Gemanwings: chi se la prende con i tedeschi o la Germania è un idiota

È stata una scelta deliberata del copilota Andreas Lubitz a determinare la strage del volo Germanwings diretto a Düsseldorf. Era depresso. Forse era in crisi con la ragazza, forse c’era dell’altro. Perché non si sia ucciso per conto suo, ma abbia voluto coinvolgere altre 149 persone  rimarrà probabilmente un mistero insolubile, ma questi sono i fatti. Non c’entrano niente la sicurezza dei velivoli delle compagnie lowcost né la selezione del personale di volo di Germanwings e Lufthansa. Qualsiasi depresso in qualsiasi luogo di lavoro potrebbe commettere un omicidio-suicidio. Pensiamo davvero che lo stato psichico dei piloti Alitalia o dei conducenti dei nostri autobus siano controllati meglio di quelli di Germanwings? Eppure, ebbene sì, eppure, anche davanti ad una strage del genere, c’è chi riesce a polemizzare e a trovare l’occasione per mostrare al mondo tutta la propria frustrazione. Ed ecco così che online si trova di tutto, da chi parla di attentato terrorista in realtà nascosto dalle autorità per chissà quale ragione a chi, e sono moltissimi, cerca in tutti i modi di attaccare la Germania. Perché è facile ed è un ottimo capro espiatorio, è il vicino con l’erba più verde, la causa esterna di tutti quei mali italici che non ci siamo creati prima di tutto da soli, no, sono stati “gli altri”.

da L’amaca di Michele Serra pubblica su La Repubblica il 12 Luglio 2012

Parecchi anni fa i “microfoni aperti” di Radio Radicale fecero intendere, per la prima volta, che il prezzo di una libertà senza regole e senza selezione è moltiplicare la voce dei mascalzoni e – soprattutto – degli idioti. Oggi, su una scala infinitamente più grande, è il web che provvede a ricordarcelo. E non è necessario tirare in ballo i siti nazisti o le altre macro-paranoie che trovano, in rete, troppo comodo alloggio. Basta leggersi i normali “commenta la notizia” che ogni sito, anche quelli dei quotidiani importanti, si sentono in obbligo di attivare. Ieri, per esempio, le edizioni online di tutti i quotidiani davano la notizia di un incidente stradale, fortunatamente non grave, a Nicoletta Braschi, moglie di Roberto Benigni. Seguiva, tra gli altri, questo commento di un lettore: “Poteva anche prendersi un’ auto più sicura di una Golf, non mi pare un’ auto da signori”. La domanda che dovremmo farci, e che ormai nessuno di noi si fa più, è: perché questo pensierino gretto e mediocre, un tempo confinabile al bancone di un bar, deve finire sotto gli occhi di centinaia di migliaia di persone? È obbligatorio? Lo stabilisce una legge? Ce l’ ha ordinato il dottore? E soprattutto: siamo ancora in tempo per discuterne?

“Stanno gettando la colpa contro questo copilota per salvaguardare l’idea che i velivoli tedeschi sono efficienti”, “I tedeschi hanno le stragi nel sangue, gli viene naturale”, “Non prenderò più un volo Lufthansa, che siano maledetti” (alcuni, quelli non censurati, li trovate a a margine degli articoli della pagina facebook di Berlino Cacio e Pepe Magazine) e tanti altri commenti denigratori completamente gratuiti affollano la testa di chi ha poco da dire al mondo.

Quando la Costa Concordia affondò all’Isola del Giglio un editorialista del Der Spiegel, Jan Fleischhauer, scrisse stupidamente: “Ma vi sorprendete che il comandante fosse un italiano” . La sua infelice battuta fece arrabbiare, a ragione, molti di noi. Ripagare con la stessa moneta, fare di un singolo l’emblema di un popolo e di una tragedia l’occasione per affermare una rivalità da stadio quanto mai inappropriata è da idioti. Andeas Lubitz era tedesco, ma poteva essere italiano. La depressione e gli istinti omicidi non hanno nazionalità.

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