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Quanto sarebbe bello se domenica sera ci trovassimo a parlare di vittoria di chi ancora crede nell’Europa…

È il fine settimana del voto per il rinnovo del parlamento europeo, tre giorni fondamentali per delineare il nostro futuro

I primi exit poll sulle elezioni europee riguardano Olanda e Irlanda. Parlano della probabile sconfitta dei sovranisti. Chissà se davvero sarà così, certo è che per un momento ho riflettuto su quanto sarebbe bello se domenica sera ci trovassimo tutti a parlare del grande successo di chi crede nell’Europa.

Ho pensato – sognando certamente – a quell’ottimismo che lunedì migranti europei di ogni latitudine, greci in Irlanda, italiani in Germania, portoghesi in Francia, rumeni in Italia, bulgari in Ungheria, o romeni in Austria, respirerebbero e profonderebbero a loro volta nell’aria scendendo in strada, facendo la spesa e sorridendo a chi si siederà accanto a loro in metropolitana con la consapevolezza, anche solo illusoria, che si creda gli uni negli altri. Mi sono poi immaginato quei pochi, ma buoni politici (perché esistono!), che a Bruxelles o Strasburgo gonfierebbero il petto e finalmente si sentirebbero legittimati a zittire chiunque in questi anni li ha sempre trattati come idealisti (“Troppa teoria, così fate il gioco delle destre!”) parlando finalmente di integrazione politica e sociale e non solo a livello teorico, ma facendo davvero qualcosa che dia nuovo slancio al sogno europeo, un progetto ambiziosissimo e finora pieno di contraddizioni, ma nostra unica speranza se nel lungo periodo vorremmo davvero potere offrire un modello diverso e più equo da quelli di Cina, Russia e Stati Uniti. 

È stato un attimo, so bene che domenica raccoglieremo i cocci dei risultati dei paesi più grandi e che da italiano mi toccherà spiegare imbarazzato il successo della Lega ai miei amici tedeschi, eppure quel brivido che, almeno questo fine settimana, tutto sia possibile, anche una cosa così bella nel senso più profondo e antico del termine (quello greco per cui si parlava di bellezza quando lo era sia ai sensi che, soprattutto, all’anima) ancora non voglio lasciarlo andare.

In questi giorni ovunque voi siate in Europa, sappiate che tanti di noi staranno – come voi – dentro ad un’urna elettorale con una matita in mano a fare la vostra stessa, identica cosa: credere, fortemente, in un futuro, non di confini, ma di Unione.

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