Perversione e sadismo: alla Staatsoper di Berlino va di scena la Salome

*di Maria Severini

Al numero 2 della Heerstraße – vicino alla Theodor-Heuss-Platz – visse Richard Strauss. Non così lontano dallo Schillertheater, sede provvisoria della Staatsoper, dove il compositore di Monaco lavorò come primo direttore dal 1908 al 1918 e dove proprio in questi giorni è in scena la sua opera più controversa: Salome.

Quando nel 1905 a Dresda ci fu la prima scoppiò uno scandalo. Mettere in scena un soggetto così sadico, perverso, erotico anche musicalmente mal si addiceva alla società di inizio Novecento: il pubblico dell’epoca era diviso tra chi ancora si sentiva legato a un linguaggio tradizionale e chi guardava con interesse le sperimentazioni musicali. Il suo argomento scabroso ebbe ripercussioni anche per quel che riguarda la circolazione dell’opera nei primi decenni della sua esistenza. Salome, visse momenti bui: la censura nazista in Germania e quella puritana in ambiente anglosassone ne ostacolarono la diffusione. La storia di Salome è nota e potente, è fatta di impulsi indecenti, c’è l’idea dell’incesto, dell’attrazione del patrigno per la giovane figliastra, la necrofilia. E’ un testo forte e ancora di più lo è la musica: aspra, dura. Il libretto dell’opera è una riproduzione fedele del testo originale di Oscar Wilde, secondo la traduzione della scrittrice Hedwig Lachmann che non operò grandi modifiche se non qualche taglio e piccole varianti.

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