«Perché io, berlinese, mi sono trasferito a Verbania per amore del calcio italiano»

Dalla Germania all’Italia per amore del calcio

Kai Tippmann è uno dei blogger di calcio più famosi di Germania. Originario di Thale, piccola cittadina nello Harz, ma berlinese d’adozione, Kai vive a Verbania dal 2000. Già da molti anni prima di stabilirvisi viaggiava in Italia per le vacanze e per la sua grande passione: il calcio italiano, l’atmosfera dei nostri stadi, il calore e l’organizzazione delle curve. Già, perché non molto tempo fa in Germania non esisteva il concetto di tifo organizzato. Soltanto a partire dalla seconda metà degli anni ’90 si sono formati i primi gruppi ultras anche nel campionato tedesco; i pionieri organizzavano delle vere e proprie spedizioni nelle curve italiane con l’intento di apprendere il più possibile: dall’organizzazione di una trasferta alla melodia di un coro, per poi riportare e riprodurre il tutto in patria. Curiosi di conoscere la storia di Kai, lo abbiamo intervistato.

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Mollo tutto per il calcio italiano

«Quello del tifo organizzato è un ambiente dove l’Italia è certamente il modello di riferimento per noi tedeschi» – ci racconta Kai – «che abbiamo scoperto, apprezzato e poi imitato il fenomeno riprendendolo proprio dalle tifoserie italiane». Kai di mestiere fa il programmatore, «per cui è stato facile decidere di trasferirsi da una grande città come Berlino a Verbania, dato che per lavorare ho bisogno soltanto di un computer e al cliente non importa dove fisicamente io lo usi». Ma è anche il creatore di Altra Vita, un blog sul calcio italiano scritto in tedesco che negli anni ha radunato migliaia e migliaia di lettori assidui. Per molti di loro Kai rappresenta l’inviato che vive personalmente l’esperienza del calcio italiano, così ammirato in Germania.

Il successo del blog Altra Vita

Il blog nasce nel 2007 a seguito dell’omicidio Sandri, tifoso della Lazio ucciso in un autogrill una domenica di campionato. In quell’occasione Kai decide di scrivere le sue impressioni sul tragico fatto e condividerle con il web; in pochi giorni il post ottiene migliaia di visualizzazioni e, da quel momento, scrivere di calcio diventa per lui un impegno costante e una rampa di lancio per altre attività collaterali come documentari per il canale tedesco ZDF e la traduzione dal tedesco all’italiano e viceversa di vari testi, sempre a tema calcistico.

La violenza negli stadi? Spia di fenomeni sociali più complessi

Parlando del fenomeno ultras, inevitabilmente si deve affrontare il tema della violenza, ma Kai ha le idee molto precise a riguardo: «finché immagineremo gli stadi come delle gabbie in cui si radunano matti, criminali, facinorosi di ogni genere, saremo lontani da una possibile soluzione. Si tratta di persone che, tra una domenica e l’altra, hanno una vita fuori dallo stadio. Sarebbe troppo semplice individuare nei novanta minuti di partita la causa di scontri, violenze e disordini. Il calcio, nei Paesi dove è un fenomeno di massa, non è un mondo a sé stante ma un termometro preciso del livello di civiltà della società. Prendete l’Inghilterra, ad esempio. Avranno anche cacciato gli hooligans dagli spalti ma non hanno eliminato il problema. Semplicemente, ora li trovi per strada o nelle bande di quartiere. Sarà anche banale, ma è proprio vero che l’educazione, quella vera, si apprende in famiglia e nelle scuole. Non diamo agli stadi oneri e responsabilità che non hanno e non potranno mai avere».

Ecco il segreto del successo del blog di Kai: con i suoi post e le sue analisi riesce spesso a fornire spunti interessanti sulla condizione della società, al di là del contesto calcistico, tenendo sempre vivo il confronto fra Italia e Germania, Paesi forse ancora diversi sotto molti punti di vista ma uniti, anche grazie a Kai, dalla passione per il calcio.

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Berlino Schule tedesco a Berlino

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Foto di copertina © www.samuelemollo.com