Cartina della rete della U-Bahn e della S-Bahn di Berlino Est stampata nel 1984. Copyright Sebastian Wallroth https://commons.wikimedia.org/wiki/File:East_berlin_public_transport_overview.jpg

Perché ai tempi del Muro a Berlino si arrivò ad avere stazioni fantasma

La storia che portò la capitale tedesca ad avere stazioni disabitate, ma in cui passavano i treni

Chi oggi si trova nella stazione della S-Bahn Nordbahnhof ha modo di godere di una mostra fotografica permanente in cui sono raffigurate stazioni fantasma. Nel piano di mezzo alcune foto esemplari mostrano gli aspetti della storia di una città divisa da un muro. La mostra “Grenz- und Geisterbahnhöfe im geteilten Berlin” è fondamentale per capire la storia della capitale tedesca e delle sue metropolitane durante il Muro.

Stazioni fantasma

Con la costruzione del Muro il 13 agosto 1961 la capitale tedesca fu divisa in due: Berlino Est nacque dal settore affidato in seguito alla capitolazione della Germania ai Sovietici e Berlino Ovest dall’unione dei tre settori affidati agli altri Alleati (Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti). Questo significò che anche le vie di comunicazione tra Est e Ovest dovevano essere sospese. Solo due delle linee della U-Bahn e una della S-Bahn, che avevano come punto di partenza e di arrivo Berlino Ovest, attraversavano il settore orientale della Città. A queste fu quindi proibito di fare le fermate nelle stazioni di Berlino Est, per evitare una traversata dei passeggeri tra i due settori. Le stazioni sotterranee, circa una quindicina, furono chiuse nella notte stessa della costruzione del Muro e si trasformarono in stazioni fantasma, le cosiddette “Gesiterbahhöfe”.

L’abbandono delle stazioni

Una volta deciso di chiudere tutti i ponti con l’Ovest, le stazioni non furono più utilizzate e vennero lasciate all’incuria più totale, nonostante l’Ovest avesse sborsato circa 11.000.000 di Marchi per mantenerle in funzione, considerato il suo diritto di passaggio (in ogni momento revocabile dall’Est – patti chiari, amicizia lunga!). A Berlino Est le stazioni delle linee occidentali scomparvero completamente dalla mappa cittadina. I cartelli della Metropolitana U-Bahn e della S-Bahn furono tolti di mezzo, le entrate furono murate. I treni che passavano sotto Berlino Est diretti verso ovest, dovevano adottare una velocità irrisoria, il massimo consentito era infatti 25 Km/h. Le uniche presenze delle stazioni fatiscenti erano i soldati di confine che, armati di fucile, controllavano che nessuno osasse fuggire (e come, se anche le uscite di sicurezza dei tunnel furono murate quasi tutte? Delle 15 ne furono lasciate solo quattro in funzione). Ci voleva un bel coraggio a usare questi tunnel come vie di fuga. Nel corso degli anni fu costituito un sistema di bloccaggio sotterraneo. Questo però non impedì alle persone di tentare la fuga passando dai tunnel della metropolitana, ma solo pochi riuscirono in questa ardua impresa. Dopo la caduta del muro furono riaperti i passaggi sotterranei e la rete metropolitana fu riunita. Ecco da dove deriva il nome “Geisterbahnhof” – stazione fantasma. Alcuni testimoni, come riporta un video sulla mostra allestita nella stazione di Nordbahnhof, raccontano che non era raro che il treno rimanesse bloccato in mezzo a un tunnel per un guasto all’impianto elettrico. Pareva di viaggiare sulla ferrovia dell’orrore. I viaggiatori rimanevano anche ore bloccati nei vagoni sotto terra al buio senza avere la più pallida idea di cosa stesse succedendo o di quando sarebbero ripartiti. Considerando lo stato catastrofale in cui versavano le stazioni, la chiusura delle uscite di emergenza e l’impianto elettrico ormai poco sicuro, era davvero una questione di vita o di morte attraversare la città: un incendio, infatti, avrebbe provocato non pochi morti.

https://it.wikipedia.org/wiki/Stazioni_fantasma_della_metropolitana_di_Berlino#/media/File:Bundesarchiv_Bild_183-1989-1111-007,_Berlin,_U-Bahnhof_Jannowitzbr%C3%BCcke,_Er%C3%B6ffnung.jpg Copyright Bundesarchiv, Bild 183-1989-1111-007 / Roeske, Robert / CC BY-SA 3.0 DE

Stazione di Jannowitzbrücke appena riaperta, 11 novembre 1989 Copyright Bundesarchiv, Bild 183-1989-1111-007 / Roeske, Robert / CC BY-SA 3.0 DE

Il ruolo della stazione di Friedrichstraße

La stazione di Friedrichstraße, con la sua postazione di controllo, costituiva un’eccezione in quanto unica stazione usata da cittadini dell’ovest, da quelli della DDR e da quelli di altre nazionalità. Del complesso faceva parte anche da una sala per i controlli e smistamento: la sua funzione era quella di passaggio Est-Ovest/ Ovest-Ovest/ est-Est. La sua posizione di confine e di controllo, la trasformò in un luogo ancora più triste, di lacrime di disperazione tra le famiglie divise che al più tardi qui, erano costrette a separarsi di nuovo, dopo essere stati in visita nell’est di Berlino. La Stazione Friedrichstraße fu inaugurata nel 1882 e realizzata da Johannes Vollmer, architetto che si occupò della realizzazione anche della Hackerscher Markt. Tra il 1914 e il 1924, la Friedrichstraße fu ampliata fino a sei binari e nell’anno successivo era già funzionante e collegava Nord/ Sud Berlino. Dal 1936 iniziò il suo funzionamento anche la S-Bahn. Con la costruzione del Muro il 13 agosto 1961, la ferrovia cittadina fu interrotta e il traffico diviso in due a Friedrichstraße. Sul vecchio marciapiede C terminavano le corse delle S-Bahn provenienti dall’est (Alexanderplatz ecc.); sul marciapiede mediano B quelle provenienti dall’ovest (Zoologischer Garten ecc). Il cambio senza un documento o un controllo doganale era possibile esclusivamente tra i diversi treni provenienti e destinati a ovest. Oltre questo “settore ovest” si giungeva solo dopo i controlli e il passaggio del confine della DDR. Nel 1990 fu trasformata come la conosciamo ora e fu completamente svuotata al suo interno. Rimasero solo le strutture in ferro e i muri esterni. La sala del Check-in divenne popolarmente il palazzo delle lacrime il “Tränenpalast”. 

Immagine di copertina: Cartina della rete della U-Bahn e della S-Bahn di Berlino Est stampata nel 1984. Copyright Sebastian Wallroth 

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