Merkel persona dell’anno per il TIME. 5 ragioni per capire perché è giusto

“La cancelliera del mondo libero”. Così il TIME ha incoronato Angela Merkel persona dell’anno. La prima donna da trent’anni e il quarto cancelliere tedesco (dopo Hitler, Adenauer e Brandt ) ad avere il riconoscimento. Qualche settimana prima anche il The Economist le dedicava la copertina: The Indispensable European. E così mentre i commentatori italiani hanno fatto a gara a descrivere una Merkel in difficoltà e arrivata alla fine della corsa, sfuggiva che proprio nel decimo anno, Merkel, pur con qualche malumore interno al partito, aveva raggiunto dei risultati che la destinavano ad entrare nella storia. Il 2015 è stato un anno intenso e straordinario per la Cancelliera. Ecco cinque motivi per cui il TIME ha ha fatto bene a eleggerla persona dell’anno.

1.Grecia e UE. L’anno inizia con la vittoria in Grecia di Syriza che riapre la crisi greca. Diversamente da tante ricostruzioni ideologiche, se la Grecia non è fuori dall’euro e non è stata abbandonata a sé stessa, il merito è tutto della cancelliere tedesca che in molti sulle coste del Mediterraneo amano dipingere con i baffetti di Hitler. Merkel ha vinto la sua partita politica con Varoufakis prima e Tsipras poi, ma soprattutto con i compagni di partito che restavano intransigenti nei confronti del governo greco. Il terzo pacchetto di aiuti alla Grecia è una sua vittoria perché conferma la solidarietà europea al popolo greco, ma impone ad Atene anche un programma di riforme indispensabili e necessarie.

2.Crisi in Crimea-Ucraina. Nel braccio di ferro con Putin, Merkel era l’unica che aveva la forza di trattare alla pari con il leader del Cremlino. Del resto, Putin stima Merkel, che è forse l’unico leader occidentale ad essere veramente ascoltato a Mosca. Sarà perché i due possono parlare russo e tedesco, sarà perché gli interessi economici tra i due paesi sono enormi, sarà perché la comunità russa a Berlino aumenta costantemente, il dato di fatto è che Merkel ha avuto l’abilità politica di mettere da parte Obama e le tendenze belligeranti degli Stati Uniti e di trattare in persona trovando una soluzione diplomatica, probabilmente solo temporanea, ma che ha scongiurato un’altra sanguinosa guerra alle porte dell’Europa. Considerato quello che è successo qualche mese dopo con i rifugiati, avere un fronte caldo anche in Ucraina avrebbe probabilmente avuto conseguenze devastanti per l’Europa.

3.Crisi dei rifugiati. “La scrupolosità tedesca è straordinaria, ma ora c’è bisogno della flessibilità tedesca“ e “Se ora iniziamo a doverci scusare se dimostriamo un volto amico in una situazione di necessità, allora questo non è il mio Paese”. In queste due frasi è sintetizzata tutta la dottrina-Merkel delle porte aperte. Forse non è un vero e proprio programma, ma è indubbio che la cancelliera ha le idee chiare. L’opzione di chiudere le frontiere non è nell’agenda politica. L’ha più volte ricordato e al congresso del suo partito (CDU) che si apre lunedì è stata confermata questa linea. Nessun limite. Il fronte conservatore deve rassegnarsi, così come tutti quelli che davano Merkel nell’angolo e sulle difensiva. Con le sue scelte nella gestione della crisi dei rifugiati la cancelliera ha sorpreso tutti, ma in questo modo è entrata nella storia. Se le si rimproverava di non aver intrapreso decisioni difficili e impopolari, con i rifugiati ha colmato anche questo vuoto.

4.Europeismo. A lungo ci hanno descritto la cancelliera come un politico che non si riconosceva negli ideali europei ed europeisti. Ci hanno detto che avremmo avuto bisogno di un nuovo Kohl. Ebbene, mai analisi si è rivelata più sbagliata. Se c’è qualcuno che ha tenuto insieme l’Europa nel suo momento più difficile è stata Angela Merkel. Il problema è che l’Europa di Kohl non c’è più. Oggi gli stati membri scaricano sulle istituzioni europee le proprie responsabilità ed inefficienze. E’ con questa realtà che deve fare i conti la cancelliera.

5.Leadership tedesca. Con Angela Merkel la Germania è tornata leader globale. Da una nazione divisa, è diventata una “potenza di centro” che diversamente dai tempi di Bismarck è fortemente ancorata ai valori europei. Nei dieci anni del cancelierato merkeliano la Repubblica Federale ha assunto un profilo internazionale mai avuto prima nella storia della Germania. Ma oltre agli onori ma sono naturalmente aumentata anche le responsabilità. E’ questa la sfida di Angela Merkel per il prossimo decennio.

Questo articolo è già stato pubblicato su Potsdamer Plazt: Germania, Europa. Ubaldo Villani-Lubelli è autore anche dell’eBook Enigma #Merkel pubblicato da goWare acquistabile qui

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