L’On. Laura Garavini (PD): «Ecco perché io, italiana all’estero, mi batto per il Sì al referendum»

Laura Garavini è uno dei punti di riferimento della politica italiana a Berlino. O meglio, da Berlino, visto che nonostante abiti formalmente in Germania dal 1994 (prima Kiel, poi Colonia e infine la capitale tedesca), dal 2008 siede a Montecitorio tra le file del Partito Democratico dopo essere stata eletta nella Circoscrizione Europea. Prima di lanciarsi ufficialmente in politica, Laura Garavini si è impegnata sia a livello accademico che volontaristico per comprendere e favorire l’integrazione degli italiani in Germania e lottare contro il racket mafioso. Fu fondatrice, subito dopo la strage di Duisburg, dell’associazione Mafia? Nein danke mentre nel 2015 il Presidente Gauck l’ha insignita dell’onorificenza della Croce di Commendatore della Repubblica Federale tedesca “per essere una ‘costruttrice di ponti per l’Europa”. Ora per lei è tempo di campagna elettorale. Al referendum costituzionale del 4 dicembre voterà Sì. «Tra poche settimane noi italiani all’estero saremo i primi a poter contribuire a cambiare l’Italia. La riforma è già stata approvata in Parlamento a larga maggioranza in entrambi le Camere. Con la vittoria del Sì le due Camere non avranno più gli stessi identici poteri. Le leggi, per essere approvate, non dovranno più rimbalzare tra le due camere, spesso in concorrenza tra loro. Soltanto la Camera dei Deputati avrà il compito di fare le leggi e potrà esprimere la fiducia al Governo». Un incontro a Berlino per approfondire al meglio le questioni poste dal referendum avverrà domenica 13 novembre dalle 15 alle 17 presso la EBD – Europäische Bewegung Deutschland – sita in Sophienstraße 28 alla presenza di Bernd Hüttemann (Segretario Generale EBD), della deputata Paola Concia, di Sandro Gozi (Sottosegretario all’Europa) e, per l’appunto, di Laura Garavini.

 

Le analogie con il sistema tedesco. «Con la vittoria del Sì il Senato acquisterà delle competenze diverse. Si trasformerà in un Parlamento delle regioni simile al Bundesrat tedesco. Soprattutto scompare il suo potere di veto, rendendo meno probabile il fatto che una manciata di parlamentari, che magari hanno cambiato casacca, facciano venire meno la fiducia al Governo. Inoltre diminuirà il numero dei senatori. Ne avremo solo 100 anziché i 315 più i 5 a vita di oggi. E nessuno di loro percepirà più l’indennità parlamentare. Riceveranno soltanto lo stipendio da consigliere regionale o da sindaco. I senatori non verranno eletti direttamente dal popolo, ma saranno designati dai Consigli regionali su indicazione degli elettori. La legittimazione popolare pertanto rimarrà, analogamente a quanto avviene in Germania. Ci sarà poi una serie di risparmi: la cancellazione di enti rivelatisi nel tempo superflui, come le Provincie ed il CNEL, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. Stime del Fondo Monetario Internazionale prevedono che tale innovazione comporterà un risparmio tra i 7 e gli 8 miliardi di euro l’anno. Gli italiani all’estero continueranno ad essere rappresentati. Sarà mantenuta la Circoscrizione estero e i rappresentanti degli italiani nel mondo faranno parte della Camera dei Deputati, l’unica che dà la fiducia al Governo ed esercita il potere legislativo a tutti gli effetti»

Referendum anche propositivi. «Con la vittoria del Sì si introdurrebbe il referendum propositivo, analogo a quelli esistenti in Svizzera. Mentre le leggi di iniziativa popolare potranno richiedere quorum minori per la loro validità, così che sarà molto più facile che siano approvate. Aumentano anche le garanzie democratiche, perché la Corte Costituzionale potrà verificare in via anticipata se una proposta di legge elettorale sia o meno anticostituzionale. Inoltre, alcuni importanti poteri delle regioni, che negli ultimi anni hanno fatto aumentare a dismisura il debito pubblico italiano, tornano allo Stato, al fine di ridimensionare gli sprechi ed evitare ingiustizie. Con questo referendum non si vota a favore o contro il Governo. Si vota sul futuro del Paese. I connazionali all’estero ne sono ancora più consapevoli, abituati come sono a confrontarsi quotidianamente con il giudizio severo verso l’Italia da parte dei paesi in cui vivono, dei rispettivi cittadini e degli organi di stampa ed è per questo che mi sto impegnando per far passare quelle che ritengo siano le ragioni più importanti per votare sì».


Per votare se residenti all’estero.

A partire da metà novembre chi è iscritta/o all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE) riceverà a casa un bustone contenente la scheda da votare e dovrà rispedirla per posta al Consolato di riferimento. Nel caso in cui non si riceva il plico entro il 20 novembre bisogna contattare il Consolato chiedendo l’invio del materiale elettorale. Anche gli italiani che si trovano all’estero temporaneamente potranno votare per corrispondenza nel caso in cui ne abbiano fatto espressamente richiesta al Comune di residenza in Italia entro il 2 novembre 2016.

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