La Berlino che conosciamo è finita. Le ragioni della svolta a destra: affitti, caos e rifiuto dei non ricchi

Salgono i partiti di destra, scendono tutti quelli di sinistra: i berlinesi dimostrano di volere un cambio radicale nella gestione della città europea simbolo degli ultimi 20 anni

Berlino cambierà, ancora più velocemente. Difficile dire se in meglio o peggio, di certo da oggi sarà più difficile immaginarla coerente con quel percorso di vivacità culturale, spontaneità e multiculturalismo che l’ha resa celebre e ambita negli ultimi 20 anni.

Ieri ci sono state nuovamente le elezioni comunali visto che nel 2021 ci fu un tale caos organizzativo ai seggi che è stato necessario ripeterle.

Ed hanno perso tutti, ma proprio tutti i partiti di centro-sinistra e sinistra. L’SPD, che era primo partito dal 2001, è scesa di tre punti attestandosi al 18,4%, stessa percentuale dei Verdi (-0,5%). Dell’ 1,9% è scesa anche la Sinistra (Linke).

Sono saliti solo la CDU (28,2%, più 10,2%) e AfD (9,1%, +1,1%). Insomma, si è virato, e di tanto, a destra. Sarà difficile trovare una coalizione di governo, ma sarà corretto che a provare a guidarla, prima di tutto, sia la CDU.

Le responsabilità di questo crollo nell’SPD? Difficile ancora dirlo, ma è una caduta che dura già da un po’ di tempo e che di certo non è stata frenata da una serie di passi falsi come la legge sul tetto degli affitti, approvata e messa in pratica per poi essere bocciata, con valore retroattivo, dalla Corte Costituzionale, dal caos organizzativo alle scorse già citate elezioni, dal ritardo decennale con cui è stato inaugurato un aeroporto che anche ora che è in funzione, risulta vecchio, poco pratico e anche caro come scalo, come dimostrano i prezzi dei voli che qui atterrano o decollano (ben più alti di altre città tedesche o in generale, di tante città europee).

I Verdi sono invece al centro di battaglie radicali spesso così talebane da sembrare controproducenti: ok una città verde, ma ha senso creare piste ciclabili accanto a preesistenti piste ciclabili solo per levare una corsia alle auto e così congestionare il traffico e spingere le persone a muoversi con i mezzi? Per non parlare della creazione di tanti sensi unici o interruzioni di vie, sempre per tutelare aree residenziali che finiscono con l’essere circondate dallo smog accumulato da tutte quelle auto che prima per andare da A a B ci mettevano 30 secondi e ora 10 minuti.

Da una parte il crollo della sinistra può essere in parte anche imputato alla scarsa affluenza visto che ha votato il 63% degli aventi diritto contro il  75,4 del 2021: il voto contro attira sempre più persone del voto pro. L‘SPD vinceva dal 2001, molti simpatizzanti avranno dato per scontata l’ennesima vittoria.  Dall’altra parte viene facile pensare che non solo la città, ma anche i suoi cittadini sono cambiati. Non tanto da un punto di vista emozionale, qui parliamo proprio degli individui che compongono la cittadinanza.

Il problema degli affitti, sia i rincari quanto la difficoltà a trovare appartamenti sfitti dove fare la registrazione di domicilio, ha avvantaggiato tutte le persone con stipendi tali da garantire sicurezze ai proprietari di immobili, a scapito dei tanti nativi berlinesi, o artisti o comunque persone con situazioni non rosee dal punto di vista economico, che un tempo caratterizzavano il tessuto sociale cittadino e che ora si trovano sempre più tanto in periferia da votare nel Brandeburgo che a Berlino.

A votare a sinistra, un tempo, prima di tutto, c’erano proprio loro.

Insomma, i berlinesi, andando a votare per il centrodestra, o non andando a votare, hanno deciso di mettere sul piatto l’anima della città, in cambio della promessa di un modo più razionale, forse brutale (lo vedremo), nello gestire la cosa pubblica. Che sarà una scelta giusta o sbagliata lo si vedrà solo fra qualche anno.

Di certo con il voto di ieri si sancisce un cambio di immagine della città che era già in atto da tempo e che ora ha una data precisa: domenica 12 febbraio 2023

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