Jewels, a Berlino il balletto che cattura per il suo splendore

«La danza non è spiegabile a parole e nulla di quanto se ne possa dire potrà sostituire ciò che alla fine si vedrà sul palcoscenico.»

George Balanchine

Jewels di nome e di fatto: è la nuova produzione dello Staatsballett di Berlino che ripropone uno dei balletti che hanno fatto la storia del Ventesimo secolo, ovvero lo spettacolo in tre atti molto diversi tra loro Jewels, opera del coreografo George Balanchine.

Chi è George Balanchine. Nato a San Pietroburgo nel 1904 da padre georgiano, si iscrisse a nove anni alla Scuola Imperiale di Balletto e poi al conservatorio. Dopo aver realizzato i primi spettacoli da coreografo presso i Ballets Russes si trasferì negli Stati Uniti, dove nel 1934 fondò la School of American Ballet. Per il suo repertorio di oltre 400 balletti realizzati durante la sua vita nonché la sua capacità di spaziare tra balletto classico e moderno è considerato uno dei maggiori coreografi del secolo scorso.

Come è nato Jewels. La leggenda vuole che Balanchine stesse passeggiando sulla 5th Avenue un grigio giorno d’inverno quando improvvisamente fu colpito da una vetrina contenente bellissimi gioielli di vario tipo. Come ogni artista che si rispetti, decise di trasformare questa sensazione in un’opera d’arte che potesse riportare sul palco quello splendore. Così smeraldi, rubini e diamanti sono diventate le tre parti di un balletto senza trama in stile neoclassico. Senza trama non significa però astratto. Affermava infatti Balanchine: «Il balletto non può mai essere astratto. Mostra donne e uomini che si muovono in sincronia molto meglio che nella vita reale. Può esserci qualcosa di più concreto?».

Smeraldi, rubini, diamanti. Per la prima parte Balanchine ha scelto la musica di Gabriel Fauré ed ha optato per uno stile classico e pacato, la cui parola d’ordine è eleganza. Sembra ispirarsi al Romanticismo francese, con il suo amore per la moda e per i profumi raffinati. La seconda, Rubini, opta invece per un brano appassionato di Igor Strawinsky e il balletto, a partire dai costumi rosso fuoco dei ballerini, è un’esplosione di audacia, sensualità, perfino irriverenza, in cui movimenti classici incontrano sperimentazioni e commistioni di stili diversi come ad esempio il tango. Per i Diamanti, infine, Balanchine utilizza un pezzo di Peter I. Tschaikowsky e torna all’opulenza e grandiosità dei balletti classici della Russia zarista. In questo modo il coreografo sembra ripercorrere le tappe della sua vita dalla giovinezza in Russia, al trasferimento negli Stati Uniti, passando per il soggiorno a Parigi.

Foto © Carlos Quezada

Perché andarlo a vedere. Lo Staatsballett di Berlino ha ripreso la coreografia originale, oggi proprietà della George Balanchine Trust, per ridarle nuovo splendore. Le eccezionali scenografie montate sul palco della Deutsche Oper incorniciano come al solito magistralmente i movimenti dei ballerini, i quali eseguono difficilissimi esercizi di stile mostrando una tecnica e un’eleganza che impressionano. Tra loro spicca come prima ballerina della seconda parte Iana Salenko, eccezionale danzatrice ucraina che stupisce per la leggerezza con la quale riesce a muoversi sul palco, come se volasse, già protagonista di molti spettacoli dello Staatsballett come ad esempio La bella addormentata. I costumi, realizzati dallo spagnolo Lorenzo Caprile, che passano dal verde smeraldo, al rosso deciso dei rubini, fino al bianco luminoso dei diamanti, sono tempestati nelle giacche dei ballerini e nei tutù delle ballerini di pietre preziose che fanno risplendere i corpi ad ogni giravolta. Lo spettacolo verrà riproposto nella prossima stagione a partire da dicembre: sarebbe un peccato non andarlo a vedere.

Jewels

Organizzazione: Staatsballett Berlin
Venue: Deutsche Oper Berlin

Prossimi appuntamenti: 

14 e 29 dicembre 2016

10, 24 e 26 marzo 2017

1, 2 e 6 aprile 2017

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Tutte le foto sono © Carlos Quezada