Corona, la splendida poesia di Paul Celan dove “corona” equivale a “fermata”

Alla scoperta di una poesia di Celan che letta oggi , con il suo appello al tempo che ci tiene fermi, al tempo che deve arrivare, acquista un senso ancora più lirico

“Corona” è stata scritta da Paul Celan (1920-1970), uno dei maggiori poeti di lingua tedesca del Novecento, nato a Czernowitz, nella Bucovina, da genitori ebrei. A leggerne ora i versi, con quel titolo così metaforicamente legato alla situazione attuale, non può che venire voglia di sorridere, anche se un po’ amaramente. Come ci suggerisce Luigi Reitani, autore della traduzione che trovate qui nel testo, «Celan gioca sul significato musicale del termine, che equivale a una fermata, a una sospensione del tempo. Nel linguaggio musicale la corona è un segno grafico (un puntino dentro un semicerchio) che “sovrapposto a una nota o a una pausa, ne prolunga indefinitamente la durata”. È dunque un tempo dilatato o sospeso. O una sospensione della linearità del tempo.E poi c’è l’aspetto della regalità, associato al simbolo e alla parola. La poesia è ovviamente criptica e ne esistono diverse interpretazioni. Ma non è il caso di addentrarsi in una analisi. È solo suggestivo che una poesia d’amore come questa, scritta dopo Auschwitz (“ci diciamo cose oscure”), oggi acquisti per il suo titolo una valenza diversa, e paradossalmente non potrebbe descrivere meglio l’idea di un tempo.sospeso, associato alla paura».

CORONA

L’autunno mi mangia la sua foglia dalla mano: siamo amici.

Sgusciamo il tempo dalle noci e gli insegniamo a

camminare:

il tempo fa ritorno nel guscio.

 

Nello specchio è domenica,

nel sogno si dorme,

la bocca dice il vero.

 

Il mio occhio scende al sesso dell’amata:

ci guardiamo,

ci diciamo cose oscure,

ci amiamo l’un l’altra come papavero e memoria,

dormiamo come vino nelle conchiglie,

come il mare nel raggio di sangue della luna.

 

Abbracciati alla finestra, ci guardano dalla strada:

è tempo che si sappia!

È tempo che la pietra si degni di fiorire,

che all’inquietudine batta un cuore.

È tempo che sia tempo.

 

È tempo.

 

CORONA

Aus der Hand frißt der Herbst mir sein Blatt: wir sind Freunde.

Wir schälen die Zeit aus den Nüssen und lehren sie gehn:

die Zeit kehrt zurück in die Schale.

 

Im Spiegel ist Sonntag,

im Traum wird geschlafen,

der Mund redet wahr.

 

Mein Aug steigt hinab zum Geschlecht der Geliebten:

wir sehen uns an,

wir sagen uns Dunkles,

wir lieben einander wie Mohn und Gedächtnis,

wir schlafen wie Wein in den Muscheln,

wie das Meer im Blutstrahl des Mondes.

 

Wir stehen umschlungen im Fenster, sie sehen uns zu von der Straße:

es ist Zeit, daß man weiß!

Es ist Zeit, daß der Stein sich zu blühen bequemt,

daß der Unrast ein Herz schlägt.

Es ist Zeit, daß es Zeit wird.

 

Es ist Zeit.

Su Luigi Reitani, autore della traduzione

Docente  di Letteratura Tedesca all’Università di Udine, direttore editoriale dell’Istituto Italiano di Studi Germanici nonché ex Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Berlino,  è autore di saggi sui massimi poeti di lingua tedesca. Al momento si possono trovare in libreria:  Hölderlin übersetzen. Gedanken über einen Dichter auf der Flucht, Wien-Bozen, Folio 2020 e, in forma di curatore, Friedrich Hölderlin, Prose, teatro e lettere, Milano, Mondadori (“I Meridiani”) 2019, Il racconto della Germania (Forum), Germania europea. Europa tedesca (Salerno) e Flucht in die Literatur – Flucht in der Literatur (Picus).

Photo: © Pixabay CC0 

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