graham candy

«Berlino per i musicisti? Dalla Nuova Zelanda sembrava fantastica. La realtà? È davvero così»

«A volte paragonano la mia voce a quella di Asaf Avidan. Sarebbe eccezionale ripercorrerne anche solo la metà delle tappe che lo hanno portato al successo». Graham Candy, classe 1991, è una delle voci emergenti più popolari della Germania.

Graham Candy non è tedesco. È nato e cresciuto in Nuova Zelanda. A Berlino si è trasferito solo nel 2011. Gli sono bastati due anni per iniziare a collaborare con Alle Farben, uno dei più importanti dj della scena elettronica (e anche un po’ pop) europea. È’ sua la voce di She Moves (Far Away), hit di successo trasmessa sulle radio di tutto il mondo. Questa la gavetta. Ora Candy si appresta ad iniziare la carriera da solista e le aspettative sono alte.

Il primo singolo

Il primo singolo, lo stesso che dà il nome al suo EP, si intitola Holding Up Baloons. Una voce davvero particolare e una presenza scenica (per chi ha imparato a conoscerlo durante uno dei live con Alle Farben) fuori dal comune. Il merito sono i tanti anni passati sotto i riflettori. Le prime esibizioni di Candy risalgono a quando aveva sei anni, prima ballerino a livelli professionali, poi attore, infine cantante. «All’inizio ero nervoso sul palco perché mi sentivo come se tutti potessero guardarmi dentro. Adesso mi piace e sono disposto anche a rendermi vulnerabile. Sono più consapevole di me stesso». Baffo lungo alla Dalì, cappellino da baseball e maglione azzurro con fantasia da videogame anni ’80, Candy è più che mai felice di incontrare i primi giornalisti italiani della sua carriera quando ci presentiamo per realizzare l’intervista e il servizio fotografico (a cura di Paolo Lafratta Photography) per Berlino Magazine. Siamo nello studio della sua casa di produzione (Crazy Planet) poco fuori Ostkreuz. La giornata è splendida e Candy (ma questo lo scopriremo solo dopo) ama farsi fotografare.

La storia di Graham

Un bambino prodigio in Nuova Zelanda. «Ho iniziato a ballare quando avevo sei anni perché mia sorella maggiore già lo faceva e io da bravo fratello più piccolo volevo imitarla. Ho fatto balli standard e latino americani. A 13 anni mia madre mi portò a un provino per Le cronache di Narnia. Ho fatto soltanto la controfigura per il personaggio di Edmund ma ho capito subito che volevo anche recitare. Da quel momento ho iniziato ad amare i musical perché lì puoi unire musica recitazione e ballo. In più allora ero un giocatore di rugby. Il salto dallo sport allo spettacolo era un po’ grande. La mattina mi allenavo coprendomi di fango, poi dovevo pulirmi, riprendermi dai lividi e la sera andare in show. E’ stato un periodo molto pieno ma era anche molto divertente. Mi piacciono le sfide, per questo nella vita ho sempre cercato di fare cose diverse mettendomi ogni volta alla prova».

L’arrivo a Berlino

«La storia sembra quasi una fiaba. Dopo la recitazione avevo iniziato anche a cantare e mi esibivo suonando musica soul in un locale. Il mio modello era Amy Whinehouse! Un giorno una signora del posto sapeva che era in zona un manager della Crazy Planet, la casa di produzione berlinese per la quale adesso lavoro, e gli ha detto di venirmi ad ascoltare. Per qualche motivo gli è piaciuta la mia musica e mi ha chiesto di andare con lui a Berlino. Ho lasciato tutto e sono partito. Era la nuova sfida. Ho pensato che in Nuova Zelanda la vita è lenta e tranquilla, è facile rilassarsi e adagiarsi, mentre io volevo fare di più e mettermi in gioco. E poi diciamolo: Berlino è cool. Anche se ormai si sta tentando di sminuire la sua forza è sempre una città fantastica ed esercita un fascino fortissimo sulle persone. Quando ho detto che mi sarei trasferito tutti mi hanno risposto ‘Berlino? Wow! Quello è il vero place to be’».

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La collaborazione con Alle Farben e il primo successo berlinese

«Anche il contatto con il dj berlinese Alle Farben è stato un caso. Attraverso una conoscenza in comune ho saputo che Alle Farben stava cercando una voce per i suoi pezzi, e dopo avermi ascoltato la mia gli è piaciuta. Così abbiamo iniziato a collaborare, e ho potuto partecipare anche a fasi della scrittura come il testo della canzone She Moves. Berlino di sicuro mi ha aiutato a lavorare a progetti interessanti perché è un luogo dinamico e in fermento. Soprattutto per quanto riguarda la musica. Penso che per me sia stato un po’ più facile perché venendo dalla Nuova Zelanda ero in qualche modo speciale. Qui per una collaborazione scelgono più volentieri qualcuno che venga magari da un Paese lontano, lo ritengono più interessante. Poi certo anche la mia voce è particolare, può piacere oppure no. E di sicuro poi è stata anche una semplice coincidenza, tanta fortuna e buon timing».

Il presente: un EP che già sta sfondando e un album pronto a fare altrettanto

«L’EP è un mio prodotto a tutti gli effetti, sono miei sia la musica che i testi. Per questo sono particolarmente felice che il singolo Holding Up Balloons sia andato così bene. E questa canzone era abbastanza simile per melodia a She Moves. L’album invece presenterà stili molto diversi: hip hop, reggae, rock, pop. A me piacciono tutti gli stili musicali e voglio che l’album rappresenti questa mia ecletticità. Ho deciso inoltre di non inserire featuring, perché voglio che sia una mia creatura al 100%. Sia chiaro. Mi piace molto collaborare con altri artisti, ma in questo caso, per il primo album, voglio presentare me stesso al pubblico. L’unica cosa che non faccio io è la produzione, almeno non ancora! Per questo ho dei produttori che mi aiutano. Uno diverso per ogni stile musicale dell’album».

La vita nella capitale tedesca per un ragazzo neozelandese

«Berlino mi piace perché è una città tranquilla. Puoi camminare per strada e poi fermarti a prendere una birra ovunque. Anche se hai lavorato sodo, dopo puoi rilassarti. Ci sono moltissimi parchi e aree verdi dove farlo. E’ una città stimolante e attiva ma non è affollata né caotica, e quindi si vive bene. E’ un posto in cui hai la sensazione di scoprire qualcosa di nuovo ogni giorno».

Il rapporto con i tedeschi

«I tedeschi mi piacciono perché sono sicuri. Se chiedi loro se vogliono una birra ti dicono sì o no, non ‘forse, ci devo pensare’. In questo modo ti fanno risparmiare molto tempo! Poi sono affidabili, se ti dicono che arrivano o che faranno una cosa, sarà esattamente così. E infine il senso dell’umorismo. Penso che i tedeschi abbiamo un umorismo molto particolare e mi piace. In effetti non riesco a trovare niente che non mi piaccia del loro carattere. Ma la loro cultura culinaria. Non sopporto questo uso compulsivo di ketchup e maionese. Nella nostra cultura, come forse in quella italiana, il pomodoro è la base di ogni ricetta, non possiamo vivere senza. E qui nessuno la usa, usano il ketchup. Forse perché i pomodori non hanno alcun sapore. Per consolarmi ho scoperto un buon ristorante italiano vicino a Görlitzer Park, Osteria de NoAntri, sono stato così spesso che ormai mi riconoscono. Ristoranti neozelandesi purtroppo non ci sono, ma questo basta a farmi sentire a casa. O almeno il sapore della salsa di pomodoro».

Il futuro: progetti che vanno oltre la musica

«Per il futuro ho in mente un progetto che non coinvolge solo musica. Ho pensato per esempio che si potrebbero organizzare degli spettacoli dove ognuno porta qualcosa da mangiare che vorrebbe regalare alla comunità. Non vogliamo creare una vera fondazione, ma utilizzare la musica per aiutare. E vorrei farlo a Berlino, ma prima di intraprendere qualcosa per la comunità dovrei iniziare a sentirmene parte. Per me musica e vita sono sempre andate di pari passo e quindi questa non può essere soltanto un lavoro e motivo di guadagno, ma piuttosto uno spunto per sviluppare qualcosa di più grande».

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Tutte le immagini sono: © Paolo Lafratta Photography