5 cose da sapere su Amed Sherwan, l’irakeno con la t-shirt “Allah è gay” al Gay Pride di Berlino

Posta una foto su Facebook e viene minacciato di morte dalla comunità musulmana.

Sabato 28 Luglio 2018 si è tenuta la quarantesima edizione del Christopher Street Day (CSD), il Gay Pride di Berlino. L’evento non solo mirava a lottare contro discriminazioni legate all’orientamento e l’identità sessuale, ma voleva farsi portavoce di battaglie che coinvolgono anche altre minoranze. In questo contesto, l’attivista irakeno Amed Sherwan ha voluto far sentire la sua voce. Il giovane diciannovenne ha scelto di farlo indossando una maglietta con la scritta “Allah is gay”, ovvero “Allah è gay”, e pubblicando le foto sulla propria pagina Facebook. La risposta social della comunità musulmana non è tardata ad arrivare: dopo poco sul profilo del ragazzo sono iniziate ad accumularsi minacce di morte.
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1. Saputo del suo abbandono del credo musulmano, i genitori lo denunciano

Amed era appena adolescente quando, ancora in Iraq, comunicò ai suoi genitori che aveva intenzione di abbandonare la fede islamica e dichiararsi ateo. Ciliegina sulla torta, scelse quell’occasione anche per dichiarare la propria omosessualità. I genitori, sconvolti, lo accusarono di essere una vergogna per tutta la famiglia, e peggio, una minaccia alla loro sicurezza personale. Lo denunciarono perciò alla polizia locale. Amed perse quindi la libertà per aver avuto il coraggio di essere sé stesso ed esprimere ciò che veramente è.

2.  Dopo l’arresto e le torture Amed richiede asilo in Germania

L’arresto fu solo l’inizio del calvario che il giovane attivista dovette superare. Dopo essere stato arrestato, Amed subì giorni di torture fisiche e verbali, di minacce e di insulti che lo portano ad una decisione drastica. Circondato da una comunità che lo rifiutava e che gli rendeva impossibile vivere nel proprio paese, Amed decise di fuggire in Germania. Qui presentò poi la richiesta d’asilo. Restando in Iraq il giovane rischiava di pagare con la propria vita il fatto di essere ateo e omosessuale, perciò le autorità tedesche decisero di accoglierlo.

© Amed Sherwan sul suo profilo Facebook

3. La foto sui social? Non un attacco all’Islam ma uno spunto per riflettere

Amed oggi vive a Flensburgo e scrive regolarmente come blogger per il quotidiano on-line Jungle World. Lui stesso afferma che ormai è talmente immerso nella realtà tedesca che a volte dimentica quando possa essere radicato e profondo il disprezzo della comunità musulmana estremista per quelli come lui. Sa bene, però, che anche se non vive più in Iraq le sue azioni non sono prive di rischio, e la sua foto può essere vista come un’aperta provocazione a tutti coloro che già hanno una lunga lista di motivi per volerlo morto. «So bene che la foto è provocatoria» ha dichiarato in un’intervista a Die Welt «ma se alcuni tabù non vengono infranti, niente cambierà mai».
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4. Non solo minacce, gli slogan del giovane sono ammirati e seguiti

Amed non si batte solo per spingere alla riflessione sull’estremismo islamico, ma anche per dare ai ragazzi come lui il coraggio di togliersi la maschera. «Conosco molti gay e lesbiche musulmani, e ne conosco ancora di più tra gli ex-musulmani» dichiara. «Purtroppo, anche in Europa, è difficile che trovino il coraggio di fare outing. Vado al CSD quest’anno, proprio come rappresentante della diversità in Oriente». Oltre alle minacce, infatti, ora il giovane sta cominciando a ricevere anche moltissimi messaggi di sostegno e ammirazione.

5. Un fan di nome Marcel Luthe

Tra i sostenitori del giovane attivista, si è distinto il deputato FDP (Partito Liberale Democratico) berlinese Marcel Luthe, la cui attenzione è stata catturata dalle minacce di morte subite da Amed sui social. La cosa lo ha toccato al punto da spingerlo a scrivere una lettera ufficiale al Ministro degli Interni tedesco Torsten Akmann. Lo scopo era richiedere la presenza fissa della polizia al CSD per garantire la sicurezza del giovane attivista irakeno, e per evitare possibili disordini. Venerdì sera, alla vigilia dell’evento, ad Amed viene comunicato che durante la parata potrà contare sulla protezione della polizia. Il ragazzo non manca di ringraziare pubblicamente Luthe, sempre attraverso la propria pagina Facebook. Nella giornata di sabato Amed ha anche avuto la possibilità di conoscere di persona il proprio benefattore, venuto per incontrarlo durante la manifestazione.
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Berlino Schule tedesco a Berlino

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Foto di copertina: © Profilo Facebook di Amed Sherwan