“I ristoranti con nomi associabili alla Mafia in Germania sono una vergogna”

di Lorenzo Barsotti*

“Il ristorante di Berlino intitolato ad Al Capone? I nomi hanno un valore. Personalmente prima di fare una cosa del genere, preferisco prendere la mia dignità e andare a lavare i piatti! A me la mafia ha sempre fatto schifo”, ci racconta Fabrizio Frau, titolare (assieme al cognato Domenico) di I Centopassi, Wine-Bar di Friedrichshain, zona est di Berlino. “Quando abbiamo aperto abbiamo deciso che avremmo servito e venduto prodotti provenienti da terre confiscate alla mafia e marchiati Libera Terra. Il nome Centopassi è nato mentre eravamo in vacanza in Sicilia, terra originaria della mia compagna, ispirandoci al film dedicato alla lotta di Peppino Impastato contro la Mafia”. Capone è il nome di un ristorante italiano – anche piuttosto rinomato – del quartiere Charlottenburg di Berlino. Un approccio ben diverso da quello di Fabrizio e Domenico: “Il nostro locale è aperto a tutti coloro che vogliono aiutare Libera Terra. Tra i nostri clienti abbiamo avuto anche Nando Dalla Chiesa, presidente onorario di Libera, l’associazione contro le mafie fondata da Don Luigi Ciotti. Collaboriamo anche con l’associazione berlinese Mafia? Nein Danke!. Sono stati loro a contattarci e si riuniscono qui al Centopassi, che in pratica è il loro ufficio”.

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Centopassi – Boxhagener Str. 86, 10245 Berlino

Fabrizio e la Germania.  È un rapporto parte da lontano. Quando cadde il muro, 1989, aveva solo 18 anni. Viveva a Terralba, provincia di Oristano. “Decisi di partire e scelsi la Germania, e Monaco in particolare, solo per curiosità. All’epoca era anche un po’ una moda”. .”Pensava di restare solo poco tempo, invece non l’ha più lasciata. “A Berlino ero già venuto più volte negli anni ’90, avevo vari amici che vivevano qui. Sono stati loro che mi hanno invitato a trasferirmi. Ho lavorato molto prima di aprirmi un mio primo locale italiano che poi ho rivenduto. I Centopassi non è la mia prima avventura da imprenditore”. Lavora per passione. “Le cose mi vanno bene così, anche se c’è la speranza un giorno magari di espandersi e aprire anche un altro posto”.

La vita del Centopassi.  Una Vespa Rosso Katmandu parcheggiata fuori dal bar è divenuta simbolo del del locale. “Da sempre, il vero vespista è colui che non è prigioniero degli schemi e sinonimo di libertà, la stessa che vogliamo che si respiri qui da noi”.

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AIbEiAIAAABDCIKmrZDJ0uPjDCILdmNhcmRfcGhvdG8qKDdjZTkxNGViZjQ3Njg1N2Y2MmNkOGIwYzQyNGZkZjdjYzcxNWJhMTgwATahcoLHS93NOA-9v0W-NidWfHfj*Fotografo, amante del reportage e cacciatore di atmosfere. Legato alla Germania fin da bambino, la sua prima macchina fotografica è stata la tedesca Minox 35 GT. Gli piace volare e la F1, tifa Ferrari e con Berlino è stato amore a prima vista.”