Le mura di Bergamo, alla Berlinale un doc sull’inizio della pandemia in Italia

Alla Berlinale il documentario che parla della pandemia in Italia

“Le mura di Bergamo” è il documentario di Stefano Savona che mette di fronte allo spettatore i momenti cruciali della pandemia in Italia. Il Covid, insieme alla guerra in Ucraina raccontata in Superpower, è tra gli eventi storici più recenti e toccanti presentati alla 73esima edizione della Berlinale. Seppur molto recente, la pandemia sembra, a volte, essere un tema dimenticato, forse perché la società cerca di allontanare un passato tanto vicino e straziante. Con il documentario, Stefano Savona ci riporta tra le mura di Bergamo, la città che è stata epicentro della crisi sanitaria che ha cambiato radicalmente il mondo.

Il regista di “Le mura di Bergamo”

Nel lungo documentario, in concorso nella categoria Encounters della Berlinale e in uscita nei cinema il 23 Marzo, Savona riesce ad emozionare il pubblico in sala. Il regista racconta la pandemia, partendo dalle sue origini, con delle riprese che testimoniano la fatica dell’ambiente ospedaliero e con le toccanti registrazioni delle telefonate tra i medici e gli abitanti della città bergamasca.

Stefano Savona è nato a Palermo nel 1969. Ha studiato archeologia e antropologia in Italia e nel Regno Unito e ha poi iniziato a lavorare come fotografo nel 1995. Nel 2010, insieme alla sceneggiatrice Penelope Bortoluzzi, ha fondato a Parigi la società di produzione Picofilms. Per Savona non è una novità aver partecipato ad un festival importante come quello di Berlino, in quanto, in passato i suoi documentari sono stati proiettati e premiati in numerosi festival internazionali. “Tahrir – Liberation Square” del 2018 è il suo progetto cinematografico più noto, premiato con il David di Donatello e il Nastro d’Argento.

Stefano Savona nel suo intervento alla Berlinale ha affermato che non è stato semplice raccontare tutto quello che è accaduto durante il Covid in “Le mura di Bergamo”, sottolineando l’importanza di dare al pubblico la possibilità di percepire le difficoltà che Bergamo e i bergamaschi hanno affrontato. Inoltre, egli intende trasmettere un messaggio di unione collettiva invitando il pubblico a non dimenticare quanto accaduto. Savona ammette che questo è stato il progetto cinematografico più complicato sia emotivamente che professionalmente.

La produzione è a cura di Fandango, Ilbe-Iervolino, Rai Cinema e della collaborazione con lo sceneggiatore Danny Biancardi.

Breve trama

A marzo 2020 Bergamo, dentro le sue mura, diventa il focolaio della crisi sanitaria più catastrofica degli ultimi anni. Le strade si sono svuotate, gli scambi azzerati, gli incontri proibiti.

“Forse troppo presto per raccontare questo tipo di realtà che sembra così lontana, ma che è anche così vicina”

“Le mura di Bergamo” inizia con le parole degli abitanti della città e raccoglie le loro più crude e terribili testimonianze. Gli spettatori in sala restano come ipnotizzati dai racconti di chi ha vissuto sin dall’inizio il Covid, seguiti dalle tristi e tragiche immagini negli ospedali bergamaschi e l’indimenticabile ricordo dei carri armati che trasportano le numerose vittime colpite dal Covid. La realtà illustrata in “Le mura di Bergamo” oltre ai sopravvissuti, coinvolge anche i tanti eroici volontari e i medici, le cui parole lasciano trasparire tutto lo sconforto, la tristezza e la fatica affrontata.

Infine, il documentario riporta anche tutti gli avvenimenti del 2020, che hanno segnato per sempre le memorie degli italiani, come i discorsi del Papa per le festività religiose e quelli delle maggiori autorità politiche per introdurre le norme anti-contagio.

I luoghi e il messaggio finale di “Le mura di Bergamo”

Bergamo è ovviamente l’ambientazione protagonista del documentario. Tra le immagini più toccanti ci sono le scene nei principali ospedali della città, dove si notano i medici, stanchi e straziati dalle numerose ore di lavoro, e dei pazienti senza speranze e in fin di vita. Inoltre, numerose sono le riprese nelle strade della città, silenziosa e triste.

“Le mura di Bergamo” incute nello spettatore tanta tristezza e compassione, ma ci ricorda anche quanto è importante essere uniti soprattutto nelle situazioni più tragiche. Il tutto viene raccontato in 137 minuti. L’aspetto più negativo del documentario è sicuramente la sua durata. Il pubblico in sala, dopo ore davanti allo schermo, è visibilmente annoiato e la maggior parte di essi si avvia all’uscita ancora prima che il documentario termini.

 

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Immagine in evidenza: Press Screenings © ILBE