Un libro racconta come la DDR usasse la poesia per combattere l’ovest

The Stasi Poetry Circle di Philip Otremann: la storia vera di come la DDR abbia utilizzato la poesia come arma contro l’Ovest

Nel 1962 la morale del popolo tedesco nella Deutsche Demokratische Republik era messa a dura prova dall’isolamento forzato che il completamento del Muro aveva imposto. Fu in quel momento che il ministero per la Sicurezza di Stato della DDR, la ben nota Stasi, pensò ad una nuova strategia bellica. La stravagante idea fu utilizzare la poesia contro le ingerenze dell’Ovest. La capacità di padroneggiare i meccanismi poetici e figure retoriche avrebbe favorito la comprensione del linguaggio nemico. Lo scopo era quello di stanare le spie avversarie e di controbattere con il mezzo letterario e immaginativo-stilistico le minacce della dissidenza.

È questo lo sfondo dell’ultimo libro del giornalista e scrittore britannico di origine tedesca Philip Oltermann. Nato nel 1981 nello Schleswtig-Holstein, Oltermann è attualmente residente a Berlino e a capo dell’ufficio berlinese della rivista The Guardian. The Stasi Poetry Circle (2020) è la vera storia di un cospicuo gruppo di guardie segrete della DDR. Si tratta perlopiù di veterani, giovani reclute ed ex agenti della Seconda Guerra Mondiale che, a partire dal 1962, si riunivano periodicamente in un luogo segreto (ala paramilitare del ministero per la sicurezza dello Stato) per imparare insieme a scrivere versi lirici.

Questi bizzarri poetae novi professionalizzarono ulteriormente i loro incontri a partire dal 1982. Nella primavera di quell’anno il Ministero per la Sicurezza della Germania dell’Est decise di chiamare a presiedere al segreto circolo letterario il poeta Owe Berger, pluripremiato autore di ben venti opere fra antologie e romanzi. Con Berger a capo del club poetico, il gruppo acquistò una nuova disciplina: le lezioni vennero impostate secondo una struttura più chiara, i membri leggevano ad alta voce i propri componimenti che venivano corretti e rivisti criticamente da Berger.

                             Uwe Berger (con gli occhiali) alla firma di un libro a Berlino, 1975. Fotografia: Rainer Mittelstädt/Bundesarchiv

L’inasprirsi dell’iniziale intento poetico verso una sempre minore libertà di scrittura

Ad assumere una più rigida impostazione fu al contempo l’ideologia sottostante l’attività letteraria del circolo. I componimenti divennero meno frivoli e i temi meno liberi e meno personali, più militanti e impegnati politicamente. La base utopica della Germania orientale socialista svanì in breve tempo, e gli stessi agenti-poeti cominciarono a mettere in discussione l’ideologia di Stato. Lo studio intenso a cui il gruppo si era dedicato fece sorgere dubbi e crepe sempre più profonde delle loro convinzioni politiche e li portò ad interrogarsi sulla realtà ideologica e burocratica di cui facevano parte.

Coloro che entravano a far parte del gruppo con reali aspirazioni letterarie e un mondo interiore da esternare, venivano velocemente e senza eccezioni reindirizzati verso la rigida disciplina della propaganda politica. Il compito del circolo poetico era esclusivamente glorificare l’Unione Sovietica e diffamare il nemico capitalista. Il dirigente del gruppo e poeta Owe Berger diventò ancora più vigile ed estremista con la diffusione della paranoia da parte della Stasi negli anni ’80. I poeti della così detta “società rossa” erano tenuti ad usare un linguaggio chiaro e diretto: ogni espressione considerata criptica o portatrice di significati non immediati, aveva come conseguenza sospetti e accuse di potenziale dissidenza nei confronti dell’autore.

Philip Oltermann, nel suo libro “Il circolo di poesia della Stasi”, riporta le testimonianze di molti partecipanti, alcuni dei quali incontrati personalmente dall’autore stesso. Colpiscono le significative esperienze di repressione immotivata di cui son stati vittima Alexander Ruika e Annegret Collin. Il primo era un poeta incaricato dalla Stasi di spiare come informatore segreto un suo collega del circolo e la sua famiglia, a causa di alcuni componimenti risultati troppo criptici e misteriosi. La seconda era una poetessa tenuta d’occhio già da adolescente per le sue abitudini legate alla discoteca e all’alcol. In età adulta fu arrestata e privata della tutela sul figlio, per una poesia ritenuta sospetta.

Favorire la conoscenza della letteratura nella Germania Orientale

La DDR si era mostrata fin dall’inizio in ferma contrapposizione con la Germania nazista. Quest’ultima, infatti, aveva apertamente dimostrato di disprezzare la letteratura bruciando libri in piazza e perseguitando gli autori, mentre la Germania orientale promuoveva la diffusione della schone Literatur in tutte le classi sociali.

Tra il 1950 e il 1989 il numero di libri pubblicati era triplicato e ad essere incoraggiati a scrivere, oltre che a leggere, erano stati anche i lavoratori manuali. Agli scrittori erano stati forniti aiuti sostanziosi con pacchetti di sussistenza, buoni alimentari e aliquote sulle imposte. Nel 1973 un decreto ministeriale imponeva addirittura l’istallazione di almeno una biblioteca all’interno delle fabbriche più grandi della Germania dell’Est. Studi e indagini svolte immediatamente dopo la caduta del Muro, hanno dimostrato che il livello di alfabetizzazione e abitudine alla lettura dei giovani era significativamente più alto fra le persone residenti della Germania orientale che in quella occidentale.

Johannes Becher, poeta tornato dall’esilio dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale diventò ministro della Cultura nella neonata DDR. Fu egli ad affermare per primo che poetica e politica avrebbero dovuto procedere di pari passo e che la scrittura creativa non solo avrebbe descritto e riflesso le condizioni sociali della Germania orientale, ma le avrebbe anche modellate.

 

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Immagine di copertina:  Bandiera DDR – Repubblica democratica tedesca da Pixabay ©Chickenonline