Perché Bayern e BVB non hanno aderito alla Superlega

Bayern Monaco e BVB rifiutano l’invito di partecipazione alla Superlega, scaturendo una reazione a catena che coinvolge molti club

In questi giorni tutti gli appassionati di sport e di economia non parlano d’altro: la Superlega. Si tratta di una competizione privata a numero chiuso che riunisce le 20 migliori squadre europee. Tutto parte da un investimento oneroso di 3,5 miliardi stanziati dalla banca statunitense JPMorgan. La Superlega nasce dalla crisi innescata con la pandemia Covid e la necessità dei grandi club di aumentare il numero di partite di alto livello fra le migliori squadre d’Europa. Sarebbero le società a gestire direttamente gli incassi di sponsor e diritti televisivi senza alcuna mediazione. Molti tra tifosi e sportivi hanno definito questa scelta la “morte del calcio”. In mezzo a questo trambusto Bayern Monaco e Borussia Dortmund, le più importanti squadre della massima divisione tedesca, hanno rifiutato l’invito.

La regola del 50% + 1 e il rispetto per la base popolare

L’unicità del calcio in Germania è data dalla regola del 50% più 1. Per statuto, i soci del club hanno una notevole influenza attraverso l’elezione diretta del consiglio. Di fatto impedisce agli investitori commerciali esterni di stanziare aumenti di capitale significativi oltre alle partecipazioni. Nel 1998, quando il calcio tedesco viveva un cambiamento epocale, venne introdotta questo dogma rivoluzionario. Fino a quell’anno i club erano infatti delle organizzazioni no-profit gestite dagli stessi membri dell’associazione e con un divieto sulla privatizzazione. Dall’inserimento del “50+1”, l’ingresso nei club di investitori esterni è consentito senza che ne detengano la maggioranza. Il giro economico è aumentato, ma non lo spirito dei club: il legame con i tifosi, parte attiva dei club, è rimasto. A tal proposito Karl-Heinz Rummenigge, CEO del Bayern Monaco, ha dichiarato: «Non credo che la Super League risolverà i problemi finanziari dei club europei causati dal Covid. Piuttosto, tutti i club in Europa dovrebbero lavorare in modo solidale per garantire che la struttura dei costi, in particolare gli stipendi dei giocatori e gli onorari per i consulenti, siano adeguati alle entrate per rendere il calcio europeo più razionale». Dopo aver espresso il suo punto di vista sulla vicenda, ha aggiunto: «Il Bayern accoglie con favore le riforme della Champions League perché crediamo che siano il passo giusto per lo sviluppo del calcio europeo».

“Progetto da rimodellare”

A seguito delle minacce di Aleksander Čeferin, attualmente vicepresidente della FIFA e presidente dell’UEFA, è arrivato il comunicato ufficiale della Superlega sulla necessità di rimodellare il progetto. Infatti, intimoriti dalla possibilità di essere esclusi dalle leghe nazionali, i club fondatori hanno deciso di sospendere l’avvio della nuova competizione. Dopo il rifiuto delle due squadre tedesche, hanno seguito l’esempio tutti i club inizialmente aderenti tranne Juventus, Real Madrid e Barcellona. Un passo indietro dovuto alla reazione sia della UEFA che, specialmente, dei tifosi. La mattina successiva alla sospensione della Superlega, Aleksander Čeferin ha accolto con favore la notizia che altri club si sono ritirati: «Ho detto ieri che è ammirevole ammettere un errore e questi club hanno fatto un grosso errore. Ma ora sono tornati all’ovile e so che hanno molto da offrire non solo alle nostre competizioni ma a tutto il calcio europeo. La cosa importante ora è andare avanti, ricostruire l’unità di cui il calcio godeva prima di questa vicenda e andare avanti insieme».

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Immagine di copertina: Pixabay