Il Viaggiatore, il libro di Boschwitz scritto durante il nazismo che ebbe successo solo 80 anni dopo

Pubblicato nel 1939, «Il Viaggiatore» racconta la storia di un uomo in fuga dai nazisti: 80 anni dopo diventa un best seller nel Regno Unito

«Il Viaggiatore», un romanzo del 1938 di Ulrich Alexander Boschwitz pubblicato nel 1939, racconta la storia dell’uomo d’affari Otto Silbermann, che fugge da Berlino subito dopo il pogrom antiebraico noto come «Notte dei cristalli». Un romanzo con una vena autobiografica: il suo autore, il cui padre era ebreo, fuggì dalla Germania nazista già nel 1935, poco dopo che le leggi antisemite e razziste di Norimberga furono emanate. Si diresse prima in Svezia, poi in Norvegia e poi in Inghilterra. Pubblicato per la prima volta in Gran Bretagna nel 1939 con il titolo «The Man Who Took Trains» non ebbe molto impatto all’epoca, e presto uscì di stampa. Ottant’anni dopo, quando nel 2018 è uscita la prima edizione in lingua tedesca, divenne una scoperta letteraria: sulla base del manoscritto tedesco originale e delle note dell’autore, una nuova traduzione è stata pubblicata in inglese, così come in 20 altre lingue, entrando nella lista dei bestseller del Sunday Times del Regno Unito.

La rinascita di un romanzo dimenticato

L’editore tedesco Peter Graf ha svolto un ruolo chiave nella riscoperta de «Il Viaggiatore»Negli ultimi anni si è specializzato in nuove edizioni di libri dimenticati o trascurati. Oltre a gestire l’agenzia Walde + Graf,  è anche amministratore delegato di una piccola casa editrice berlinese, Das kulturelle Gedächtnis («eredità culturale»), specializzata nella riscoperta di opere antiche. Graf fa ricerca negli archivi letterari, a volte trovando riferimenti nelle bibliografie. «Un lavoro di nicchia», ammette Graf, eppure la sua selezione curatoriale è stata premiata con il German Publishing Prize nel 2020. Graf ha subito capito l’importanza di un’opera come «Il Viaggiatore», la prima rappresentazione letteraria dei pogrom antiebraici nell’era nazista. Il romanzo fornisce una vivida rappresentazione di questa fase storica e aiuta i lettori a visualizzare il passato: la storia del protagonista consente al lettore di sviluppare un forte sentimento di empatia con le vittime dei nazisti. Ma non solo. Riscoprire opere del passato permette di comprendere meglio il presente: secondo Graf, «Il Viaggiatore» presenta parallelismi con il fenomeno migratorio nel mondo: «Non credo che la letteratura cambi il mondo», dice Graf, «ma può sensibilizzare e far riflettere i lettori».

Ulrich Alexander Boschwitz: una vita da «Viaggiatore»

L’autore de «Il Viaggiatore» nacque nel 1915 a Berlino, figlio di un uomo d’affari ebreo morto come soldato durante la prima guerra mondiale. La madre, Martha Wolgast Boschwitz, gli impartì una rigida educazione protestante. La vita di Boschwitz, negli anni Trenta, è un susseguirsi di viaggi al fine di evitare la persecuzione nazista. Emigrò dapprima in Svezia nel 1935, mentre sua sorella era già fuggita nel 1933. Dalla Svezia si trasferì in Norvegia e nel 1936 in Francia. Tra il 1937 e il 1938, poi, soggiornò a Lussemburgo, per poi essere trasferito in Belgio a causa di un’espulsione. Da lì, lui e sua madre andarono in Inghilterra nel 1939. Dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, furono internati in un campo sulla Isola di Man. Dopo che il governo britannico aveva deciso di deportare tutti i prigionieri maschi all’estero, egli raggiunse il campo ad Hay, nel New South Wales. Durante il suo ritorno in Inghilterra, nel 1942, si trovava sulla nave della truppa inglese Abosso, attaccata nell’Atlantico dal sottomarino tedesco U-575. Boschwitz morì in quella circostanza, all’età di 27 anni.

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Immagine di copertina: CC0 Pixabay