Come la Cina sta intimidendo gli attivisti di Hong Kong in Germania

Continuano gli scontri legati alle proteste di Hong Kong di due anni fa. Gli attivisti rifugiati in Germania minacciati dai sostenitori del governo cinese

A seguito delle vicende accadute ad Hong Kong nel 2019-2020, molti degli attivisti che si sono esposti pubblicamente contro l’estradizione sono fuggiti all’estero. I rifugiati politici non sembrano tutt’ora trovare pace. Il ministro degli interni tedesco Horst Seehofer in una lettera diretta a Gyde Jensen, capo della commissione per i diritti umani del parlamento, ha denunciato la situazione che molti degli attivisti di Hong Kong rifugiati in Germania stanno vivendo. «Sin dall’inizio delle proteste ad Hong Kong gli attori statali cinesi hanno cercato di influenzare in maniera sempre maggiore l’opinione pubblica a favore del governo cinese. Inoltre abbiamo individuato diverse azioni attuate contro coloro che hanno supportato le proteste.

La lettera

La lettera entra poi nello specifico, raccontando di un episodio in particolare che ha coinvolto gli attivisti. Il 17 Agosto 2019 ad Amburgo c’è stata una manifestazione contro la legge di estradizione. Alla manifestazione hanno partecipato anche un gruppo di sostenitori del governo cinese che avrebbero filmato e fotografato gli attivisti “probabilmente con scopo intimidatorio”. Jensen ha poi parlato delle vicende al Reuters: «E’ da tempo che il governo tedesco ha realizzato che gli attori del governo cinese potrebbero rappresentare una minaccia per i cittadini di Hong Kong esiliati. Attualmente in Germania vivono 720 attivisti, scappati dall’isola dopo le proteste. Jensen ha espresso  le proprie preoccupazioni nei confronti dei rifugiati cinesi: «Non credo che il sistema utilizzato dalle nostre agenzie di sicurezza sia sufficiente per proteggere coloro che sono stati colpiti dalle vicende».

Le vicende di  Hong Kong

15 Marzo 2019. Questa è stata una data significativa per Hong Kong. Una data che segna l’inizio delle proteste contro la legge di estradizione cinese.  Da quel fatidico giorno il “Porto profumato” cinese ( questo è il nome tradotto dal cinese 香港) diventa centro di violenti scontri tra la polizia e gli attivisti. Hong Kong, è da sempre considerata  il punto d’incontro tra l’Occidente e l’Oriente, un’isola dove vige dal 1997 un accordo: un paese, due sistemi. Questo accordo ha fatto sì che, negli anni, Hong Kong godesse dell’indipendenza dal punto di vista politico, socioeconomico e legale.

Nel 2019 il governo cinese ha però avanzato una proposta di legge, la legge di estradizione. Con questa legge la Cina avrebbe avuto ufficialmente il permesso di trasferire i criminali da Hong Kong alla Cina continentale. Una legge che, secondo gli attivisti, avrebbe permesso al governo cinese di raggiungere più facilmente gli attivisti e i giornalisti, sottoponendoli a processi ingiusti e ad estrema violenza. La proposta di legge è stata ritirata a settembre, ma le proteste sono continuate.  Il 30 Giugno 2020 viene approvata la legge sulla sicurezza, una legge che ha limitato il diritto di protesta e di libertà di espressione dei cittadini di Hong Kong. La legge punisce i crimini come separatismo, sovversione, terrorismo, collusione con le potenze straniere. Questi crimini  in alcuni casi possono prevedere l’estradizione nella Cina continentale.

 

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La scritta sul muro recita “永不屈服” tradotto “non ci arrenderemo mai”

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immagine di copertina: proteste ad Honk Hong, foto di Studio Kanu , CC2.0