Coronavirus, i club di Berlino potranno rifiutare l’ingresso a chi è stato da poco in Cina, Giappone, Sud Corea e Nord Italia

Come il mondo dei club berlinesi sta facendo i conti con la diffusione del virus…

Nei giorni scorsi la Club Commission di Berlino ha diffuso un comunicato su alcune norme precauzionali che i club della capitale dovrebbero adottare.Il Coronavirus conta infatti ben tre casi ufficiali a Berlino.  Nel comunicato si legge che, data la diffusione europea del virus, è meglio che i locali modifichino certi comportamenti: in particolare, è consigliato disinfettare le mani dei clienti e degli impiegati il più possibile e di pulire il più possibile le superfici e i sanitari. Inoltre – ed è la questione più delicata – viene suggerito di comunicare che, per certe categorie di persone, sarebbe meglio non presentarsi all’ingresso. I locali infatti potranno rifiutargli l’ingresso senza dovere aggiungere molte spiegazioni. Si parla di persone che presentano i sintomi del COVID-19 (febbre, tosse etc.), che sono state a stretto contatto con persone infette, di visitatori che sono stati nelle ultime 4 settimane in Cina, Corea del Sud o Italia settentrionale e persone a rischio, come gli immuno-depressi.

Cosa succederà davvero

La Club Commission di Berlino non ha l’autorità per forzare i locali ad adottare effettivamente queste regole: la decisione spetterà ai singoli gestori. La Clubcommission è sì, un’importante associazione che riunisce gestori, organizzatori di eventi e addetti al settore clubbing della città di Berlino, nonché l’interlocutore principale quando il Senato cittadino deve mettere a punto nuove norme che riguardano la vita notturna o il salvataggio di un club, ma non può obbligare nessuno. Riguardo le indicazioni della nota, resta peraltro da capire secondo quali modi e tempi possano venire adottate le  indicazioni. Da notare come nel post su Facebook del comunicato sia sottolineato di non cedere a facili isterismi: «Ci rendiamo conto che la paura del Coronavirus diffonde anche il razzismo, l’esclusione e la discriminazione, chiediamo un’elevata sensibilità. Ci affidiamo alla consapevolezza e alle azioni responsabili dei nostri ospiti e dipendenti». L’esperienza di chi nell’ultimo weekend è stato in alcuni club di Berlino è che non viene fatto nessun controllo né domanda al momento, anche se chi si presenta all’ingresso ha chiari tratti somatici asiatici o parli chiaramente italiano.

La Club Commission difende un’industria florida

Se il virus dovesse rallentare o, peggio, fermare la vita notturna berlinese si avrebbero anche serie ripercussioni economiche. Uno studio del 2019 mostrava infatti che il fatturato complessivo generato da questo settore è stato di 168 milioni di euro. A questi vanno aggiunti i quasi 50 milioni di euro da riferire alle vendite indirette che comunque ruotano attorno alla scena dei club: ad esempio la vendita di bevande e gli hotel che ospitano i DJ. Non solo: la vita notturna di Berlino crea, da sola, 9040 posti di lavoro. La vita notturna di Berlino, quindi, oltre a dare lavoro a migliaia di persone, crea enormi entrate per i gestori dei club, che portano con sé un arricchimento generale della città dal punto di vista del turismo. Sempre dalla ricerca, emerge che i club guadagnano soprattutto grazie alla vendita di bevande – che genera il 60% dei ricavi – e solo in parte grazie alla vendita dei biglietti – che rappresentano il 21% dei guadagni.

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Immagine di copertina: Pixabay