A causa di un nuovo documentario Buchenwald teme un’ondata di cacciatori di tesori alla ricerca di refurtiva nazista

I gestori del campo di concentramento si sono ritrovati a dover supplicare la gente di non venire a visitare l’ex lager dopo che un documentario recentemente andato in onda proclamava che in quel luogo fosse sepolto dell’oro lasciato dai nazisti

Un documentario intitolato I depositi segreti di Buchenwald, andato in onda questo novembre sulla rete tedesca MDR, ha mostrato una mappa che “proverebbe” l’esistenza di due camere blindate rimaste sigillate sotto l’ex campo di concentramento di Buchenwald. Dopo la liberazione avvenuta nel 1945 alcuni soldati americani hanno ritrovato 21 tonnellate di oro, quasi sicuramente i beni che erano stati sottratti ai cittadini ebrei impriogionati, iniziando a dare vita a diverse teorie in cui si speculava che ce ne potesse essere ancora di più. Jens-Christian Wagner, l’attuale direttore del campo, ha dichiarato che tutte le camere sono già state aperte e che l’esistenza di questo “tesoro nascosto” è, quindi, impossibile. Ha inoltre aggiunto che è ormai da anni che stanno avendo problemi con intrusioni da parte di estranei nel tunnel situato sotto il campo di concentramento, alcune volte sono state trovate persone munite persino di un metal detector. Un altro problema è rappresentato dai numerosi graffiti anti-semiti e filo-nazisti che sono apparsi recentemente sulle mura delle strutture.

La crescente perdita di umanità

Volkhard Knigge, direttore del museo di Buchenwald, ha dichiarato lo scorso Aprile ad AFP che «i messaggi in cui viene glorificato il nazismo e in cui viene richiesto di riaprire i campi di concentramento per gli stranieri sono diventati sempre più comuni». Sono anche molti gli estremisti di destra che si fanno selfie sorridendo davanti ai forni crematori, come se si trovassero davanti ad un monumento turistico qualunque, e che lasciano adesivi in cui glorificano le persone che hanno il loro stesso pensiero. Inoltre, non sono poche le guide che vengono interrotte durante le visite da alcune persone che iniziano a citare teorie revisioniste. L’anno scorso la Fondazione Memoria di Auschwitz ha chiesto con un tweet di smetterla di postare sui social network foto in cui turisti camminano sui binari che si trovano fuori dal campo di concentramento polacco, definendo il gesto una mancanza di rispetto nei confronti delle persone che anni fa hanno percorso quei binari per poi trovare la morte. Lo scorso mese lo stesso Wagner è stato accusato da alcuni procuratori tedeschi di aver diffamato il Wehrmacht, l’esercito tedesco, nel suo ultimo libro. «E’ preoccupante come di recente in Germania sia diventato socialmente accettabile mettere in dubbio fatti storici storici sul Terzo Reich come i crimini commessi dal Wehrmacht», ha dichiarato quest’ultimo.

La storia di Buchenwald

Il campo di concentramento di Buchenwald, istituito nel luglio 1937, prende il nome dall’omonima località, sulla collina dell’Ettersberg, a circa otto chilometri da Weimar, nella regione della Turingia in Germania orientale. Tra il 1937 e il 1945 divenne uno dei più importanti campi di concentramento e sterminio. Dopo la sua espansione furono internate un totale di circa 238.980 persone. Il numero complessivo delle vittime fu di 43.045, secondo alcune fonti, di 56.554 secondo altre. La fama negativa di Buchenwald è inoltre legata a numerosi particolari che si diffusero molto prima della fine della guerra. Tra questi gli orribili esperimenti medici sui prigionieri, la presenza tra gli internati della principessa d’Italia, i fatti legati a Ilse Koch (la strega di Buchenwald). I prigionieri erano alloggiati nel settore nord del campo (chiamato il “campo principale”) mentre gli alloggi dei sorveglianti e gli edifici amministrativi si trovavano nella parte sud. Il campo principale era confinato con filo spinato elettrificato, lungo il quale erano state costruite torrette e postazioni di guardia, tutte dotate di mitragliatrici. A partire dal 1941 medici e scienziati cominciarono a condurre esperimenti sui prigionieri. Questi esperimenti, che riguardavano principalmente alcune malattie infettive, causarono centinaia di vittime. Il complesso di Buchenwald diventò poi una fonte importante di lavoro forzato da impiegare nello sforzo bellico tedesco.

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Foto: © Buchenwald – Pixabay – CC0