strada giusta, (c) wanderingwil, https://www.wanderingwil.com/diario-fotografico-argentina-del-nord-ovest/?fbclid=IwAR1e2KONSmNV9rhvsFnJv6uoI1gyC3xqCxfmZ_go-RsiHVXqDlb9QvmOnYo

Intervista a Francesco Grandis, autore del libro “Sulla strada giusta”

Francesco Grandis ha un blog che si chiama Wandering Wil e ha una storia che ha raccontato in un libro, prima autopubblicato e poi scelto dalla casa editrice Rizzoli

Si intitola “Sulla strada giusta” e racconta di un momento di crisi e della scelta di vita che ne è conseguita. Lo abbiamo letto (e ve lo consigliamo) e abbiamo raggiunto Francesco Grandis per parlarne un po’ con lui. Quando ha preso la prima importante decisione (10 anni esatti “compiuti” il 9 agosto), quella da cui inizia il suo racconto, aveva 32 anni e alle spalle circa 4 anni di lavoro. Non è mai troppo tardi per accorgersi che la propria vita non va nella giusta direzione, ma non è nemmeno mai troppo presto. Da allora, gli abbiamo chiesto, ci sono stati momenti in cui la convinzione di quella scelta ha vacillato. «Gli anni di lavoro erano anche meno, a dir la verità, ma quando ho deciso di chiudere quella parentesi della mia vita, nel conto c’erano anche tutti gli anni di università (Ingegneria Elettronica) passati a studiare qualcosa che pur mi piaceva, ma in cui non mi riconoscevo più. Ormai sono passati dieci anni da quel vigoroso cambio di direzione e non ricordo un solo momento in cui avrei fatto marcia indietro. Con questo non voglio dire che siano state solo rose e fiori o che siano mancati i momenti difficili, ma quelli ci sono in ogni percorso di vita, probabilmente ancor di più quando quello che fai è fuori dal comune. Ho intitolato il mio libro “Sulla strada giusta”, non “Sulla strada facile”, e quando sei sulla tua personale strada giusta le difficoltà non ti fanno venire dubbi, ti fanno spingere più forte. È come un’escursione in montagna: la salita fa parte del cammino».

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Un salto nel buio

Le dimissioni, il primo lungo viaggio, il lavoro da freelance e poi da “nomad worker”, infine il libro e la decisione di fare solamente lo scrittore. Francesco Grandis non è il primo e non sarà certamente l’ultimo, ma a tanti manca il coraggio di compiere il “salto nel buio”. Si può dire, forse, che con il suo libro l’autore voglia, tra e altre cose, aiutare le persone che attraversano un momento simile a capire che è possibile fare quel salto. «Si può certamente dire, anzi fa proprio parte delle mie “dichiarazioni di intento” in modo più o meno esplicito. In particolare vorrei che nessuno più si debba sentire solo, diverso o disadattato, come è accaduto a me prima del famoso “salto”. Scegliere un sentiero alternativo a quello comune, se ci fa stare meglio, si può e si dovrebbe fare. La felicità dovrebbe essere un diritto universale, e con il mio libro ho voluto dire proprio questo. Però non ho mai voluto mettermi in cattedra, per spiegare agli altri come dovrebbero stare al mondo. C’è stato un momento, molto prima del libro, in cui questa tentazione ce l’ho avuta: penso sia normale in chi affronta un forte cambiamento, ma quando ti rendi conto di non avere tutte le risposte, e che quelle che hai bastano a malapena per le tue domande, ti togli i panni del guru e vesti quelli dell’amico. Ho raccontato la mia storia in questo modo, come un amico che condivide la sua esperienza, nella speranza che qualcun altro possa trovarci qualcosa di buono, ma senza la presunzione che la mia strada sia buona per tutti. Siamo tutti in cammino, ma ognuno ha la sua strada. Io ho raccontato la mia».

Un “catalizzatore” del cambiamento

Il libro racconta la sua esperienza personale, cosa che più volte egli sottolinea, nell’intento di non volersi ergere a “insegnante” o “guru”. Nelle ultime pagine del libro, tuttavia, fa una specie di “chiamata a raccolta” per tutti coloro che desiderano compiere questo stesso tipo di scelta. E alla fine un po’ un “guru” lo è diventato, sui social e sul blog ha guadagnato un consenso crescente, in molti lo seguono e sono ispirati o spronati dalla sua storia e dalle sue riflessioni. Gli abbiamo chiesto se la cosa lo rende felice, se fosse in effetti ciò che desiderava, e se ne sente la responsabilità. «Sono felicissimo che qualcuno (molti, anzi) abbiano trovato del buono nella mia storia e nelle riflessioni che ho lasciato sul blog ma, proprio perché non voglio insegnare niente a nessuno, non ne sento la responsabilità. Non ho spinto nessuno sulla strada del cambiamento, e le poche volte in cui ho personalmente incoraggiato qualcuno era perché potesse trovare la risposte dentro se stesso: mai ho fornito le mie. Si potrebbe dire che sono stato un “catalizzatore” del cambiamento altrui, senza parteciparvi in modo attivo. Lo desideravo? Sì, lo ammetto. Trovo che ci sia qualcosa di sbagliato in questo mondo, nell’importanza che diamo al denaro o alle cose materiali, e mi piacerebbe che mio figlio potesse vivere in un futuro migliore, in cui la priorità sia essere felici e tutto il resto sia una conseguenza. Ma, qualcuno diceva, non si può cambiare il mondo senza prima cambiare sé stessi, ed è per questo che ho fatto la mia “chiamata a raccolta”. Io sono solo una goccia, ma tante gocce fanno un acquazzone».

Francesco Grandis e la Germania

«Della Germania devo dire di conoscere ben poco, mi spiace, anche se nel mio lungo viaggio solitario verso nord ho apprezzato moltissimo le autostrade e le belle piazzole di sosta! In compenso ho conosciuto in giro per il mondo molti tedeschi, e sono contento di aver sconfitto dentro di me un pregiudizio che devo aver ereditato dal mio ambiente culturale ma che non mi apparteneva. I tedeschi che ho incontrato sono stati tutti molto amichevoli e cordiali, spesso più aperti di tanti miei compaesani. È un popolo che mi piace e che vorrò sicuramente conoscere meglio in futuro». Sono molti i freelanceers che scelgono come base la città di Berlino, ma non per esempio l’Italia, nonostante il clima e il buon cibo. Abbiamo chiesto a Francesco Grandis se nel corso di questi anni si è fatto un’idea delle ragioni del fenomeno. «Da quel che conosco del mondo del nomadismo digitale, un freelancer cerca prevalentemente due cose nel suo “ambiente di lavoro mobile”: un buon contesto ambientale (gente, cibo, panorami) e un basso costo della vita in rapporto ai guadagni. Ecco, in un esame del genere alcune zone dell’Italia avrebbero un punteggio molto alto alla prima voce, ma medio o basso alla seconda. Avendo a disposizione potenzialmente tutto il mondo, è comune che un freelancer si sposti quindi su destinazioni più esotiche ed economiche, come Thailandia o Indonesia, o viceversa molto redditizie. C’è anche un grande vantaggio economico nell’avere i propri business digitali nella parte più ricca del mondo, e poi vivere buona parte dell’anno in paesi dove il costo della vita è molto basso. In questo modo si “moltiplica” la propria ricchezza, pur vivendo in luoghi da vacanza. In Italia la cosa non funzionerebbe altrettanto bene».

E adesso? Dove porta ora la “strada giusta”?

«Non credo mi si addica il ruolo di “catalizzatore del cambiamento altrui”, non per sempre almeno: quello l’ho affidato al mio libro e al blog, che possono permettersi di restare fermi al loro posto virtualmente per sempre. Io, invece, voglio proseguire sulla mia strada e seguire la mia aspirazione: da “grande” vorrei essere un romanziere. Ho scritto fin da piccolo, inventavo storie e le battevo a macchina, e ho continuato a farlo a periodi alterni finché studiavo cose in apparenza più serie. Non lo considererei nemmeno un lavoro: è qualcosa che farei anche se non avessi bisogno di soldi. Purtroppo quel bisogno c’è e il mondo editoriale non è una passeggiata, nemmeno per uno che ci ha già messo mezzo piede dentro, ma voglio provarci lo stesso. Strada giusta, non facile, lo abbiamo detto prima! Il mio secondo romanzo, un thriller distopico già concluso, è attualmente in cerca di appropriata collocazione editoriale (eufemismo per dire che sto cercando di farlo pubblicare!), nel frattempo ho iniziato il terzo, un altro thriller. Staremo a vedere come andrà a finire e, se volete, fatemi gli auguri!».

E gli auguri a Francesco Grandis li facciamo più che volentieri, ringraziandolo ancora per il tempo dedicatoci. E aspettando di poter trovare sugli scaffali anche la sua seconda opera.

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immagine di coprtina: strada giusta, ©wanderingwil.com