Emiliana Mazzoccoli

«Dopo due figli a Roma, ho appena partorito a Francoforte: la mia esperienza nei due paesi a confronto »

Emiliana Mazzoccoli, italiana trasferitasi a Francoforte con la famiglia, ci racconta la sua esperienza di gravidanza in Germania

«Ho partorito una bambina, mio terzo figlio, poco più di due settimane fa qui in Germania, a Francoforte. Tranne la prima ostetrica, forse tedesca, che ha realizzato gli iniziali monitoraggi, durante i due turni successivi sono stata seguita da due ragazze italiane. Oltre a farmi sentirmi a mio agio, quasi a casa potrei dire, mi ha dato la possibilità di interagire senza timore di fraintendimenti.  Sono state bravissime sia durante il travaglio che al momento del parto. Mio marito è stato sempre presente. Abbiamo avuto una sala attrezzata tutta per noi con bagno adiacente e una stanza con la vasca per chi sceglie il parto in acqua che a me  è servita per un lungo bagno rilassante suggeritomi dall’ostetrica.. Dopo la nascita l’ostetrica ha concluso le operazioni di controllo su di me e la bambina e ci hanno assegnato la stanza che noi avevamo scelto in modalità famiglia, ma privata. Insomma, è andato tutto bene». A parlare così è Emiliana Mazzoccoli, originaria di Matera, da due anni trasferitasi da Roma con il marito (di Biella) e i suoi due bambini.

La vita a Francoforte di una coppia italiana con due, adesso tre, figli

«Viviamo qui per “scelta” di mio marito che conosceva già la nazione e il tedesco. Qui anni prima aveva conseguito un dottorato. Io mi sono accodata volentieri perché amo conoscere, mi piacciono le sfide e anche per incoscienza non senza però farmi mille domande soprattutto inerenti ai cambiamenti che avrebbero subito le due piccole già presenti nel nucleo familiare, una tre anni e l’altra di 19 mesi, ma l’opportunità di lavoro che si era presentata era succulenta e si doveva decidere in pochi mesi. Alla fine dell’estate 2017 abbiamo deciso per il sì e a fine settembre la nostra avventura ha avuto inizio. Ci siamo subito inseriti benissimo grazie alla comunità italiana, a partire dalla scuola italo-tedesca che abbiamo trovato. Francoforte ha qualcuno che parla italiano in quasi tutte le professioni e questo mi fa sentire sicura soprattutto in tema salute. Io il tedesco non lo conoscevo, ho iniziato a studiarlo una volta qui. Ormai non é più incomprensibile. Se ho difficoltà chiedo di parlare in inglese, quasi tutti lo parlano. Insomma abbiamo cercato in tutti i modi di stabilire nuovi equilibri dando serenità a noi e alle piccole. È anche grazie a questo che abbiamo anche desiderato una terza gravidanza».

Diventare (nuovamente) mamma all’estero

«È strano trascorrere un periodo così delicato in una nazione nuova. Ti devi augurare che vada tutto per il meglio. Non si può contare sull’aiuto di parenti diretti. Le paure di finire in pronto soccorso spaesati con il marito a casa con le bambine ci sono sempre, ma si cerca di non pensarci, bisogna essere forti.Non ho mai pensato di andare in Italia sia perché convinta che bisogna adeguarsi in tutto al posto in cui si vive e sia perché logisticamente impensabile. Alla fine fra timori e possibile avventura siamo andati diretti alla meta. La mia gravidanza è stata serena, sono stata bene fino all’ultimo giorno seguita da una ginecologa tedesca con marito italiano e quindi ottima sia per esperienza che lingua. Tutti gli esami sono stati eseguiti nella sua clinica, tranne la morfologica e l’amniocentesi che abbiamo effettuato presso il Bürger­hospital, ospedale presso il quale poi abbiamo fatto la registrazione, la cosiddetta Anmeldung, e partorito il 30 settembre scorso».

Partorire: Germania vs Italia

«Il mio è un punto di vista è parziale. Ho partorito in due strutture pubbliche sia qui che in Italia, ovvero il San Camillo di Roma, ma abbiamo in entrambi i casi fatto l’iter in strutture private saltando completamente le liste di attesa. Non ci sono ad ogni modo grandi differenze. La principale è che in Germania, tranne pochi casi, non puoi scegliere – subito dopo il parto – di lasciare la bimba al nido quindi nei due giorni di ospedalizzazione é stata in camera con noi. Le ostetriche erano sempre presenti al punto nascita. Qualsiasi problema si bastava recarsi lì. L’altra particolarità che a me é piaciuta molto rispetto all’Italia che qui devi essere presente durante tutti gli esami che eseguono sul nascituro dando in alcuni casi anche il consenso mentre in Italia ti comunicano solo alla fine gli esami effettuati e i risultati. È richiesto poi che il nascituro sia pesato tre volte al giorno formando un via vai di genitori con cullette che partecipano attivamente ai controlli dei pargoletti. lo stato tedesco poi offre anche la possibilità di avere per le prime settimane a casa un’ostetrica, non ne ho fatto richiesta perché non ritenevo che mi servisse».

Crescere i propri figli italiani in Germania e l’idea di un ritorno

«Trasferirsi in Germania non è stato un trauma. Le bambine non hanno avuto grossi problemi ad integrarsi. Per la più grande abbiamo avuto la fortuna di trovare una scuola italo-tedesca che le ha ammortizzato il cambiamento grazie a maestre e bimbi che parlano la sua lingua e con cui presto ha fatto amicizia. Per la piccola siamo stati “costretti”, dal poco tempo avuto a disposizione, a scegliere un nido tedesco che avesse subito posti disponibili. All’epoca non ce n’erano di bilingue. Per nostra fortuna la bambina è sempre stata a suo agio. lo ha frequentato volentieri. Avrebbe proseguito il percorso alla materna se non ci fosse stata la gravidanza, una condizione che non mi ha permesso più di accompagnare lei e sua sorella in posti diversi e non proprio vicini né a casa né tra di loro. Riprenderà più avanti, anche perché non ci sono ulteriori cambi all’orizzonte. Per il momento la nostra vita è qui e no al momento non pensiamo di rientrare».

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