Turisti troppo indisciplinati? Berlino prende provvedimenti

Dopo Barcellona, Amsterdam e Londra, Berlino si è aggiudicata a pieno titolo lo scettro di metropoli scelta (anche) da turisti amanti del divertimento sfrenato. I benefici economici che essa trae dalla loro presenza sono tuttavia direttamente proporzionali alle conseguenze negative del comportamento di molti. La capitale tedesca non è il paese dei balocchi e questo è quanto l’amministrazione cittadina ha deciso di ribadire attraverso nuovi provvedimenti volti al rispetto dei berlinesi.

Il gioco è bello quando dura poco. Anche a Berlino, sembrerebbe.

Persino il liberale quartiere Friedrichshain sarebbe infastidito dalla continua invasione dei cosiddetti Partytouristen, ossia quei turisti che scelgono questa città come meta per le loro feste selvagge. Come riporta Die Welt (leggi l’articolo) il sindaco del distretto, Monika Hermann (esponente del partito Grüne), ha recentemente richiesto la stesura di un codice comportamentale.

Dalla caduta del muro, il quartiere di Friedrichshain-Kreuzberg è stato il palcoscenico di feste all’insegna degli eccessi. Inizialmente  i protagonisti di questo fenomeno sono stati principalmente i berlinesi, poi è stata la volta dei turisti della cosiddetta “generazione Easyjet”, la quale ha portato ad una notevole espansione delle zone dedicate al divertimento.

Molti negozi di alimentari hanno dovuto cedere il posto alle birrerie e ai bar e numerose abitazioni si sono trasformate in ostelli e case vacanza. Non solo. Alla popolarità di Berlino in quanto luogo dove tutto è concesso  ha inoltre contribuito in modo determinante (come tutt’ora accade) la guida turistica Lonely Planet, considerata da molti una vera e propria bibbia del viaggiatore. Non è un caso quindi se, trovandosi sui mezzi pubblici nella zona dell’Oberbaumbrücke nel week end, si abbia l’impressione di essere in compagnia di individui totalmente alienati dalla realtà a causa dell’abuso di alcol (e non).

Gli artisti di strada, potenziali catalizzatori di un cambiamento

“Berlino si trova nella situazione in cui si trovano già da tempo Barcellona, Amsterdam e Londra” – afferma Björn Lisker, portavoce del portale turistico VisitBerlin. “Tuttavia” – prosegue – “i cartelli di divieto non sono lo strumento adatto”. Del resto, a che cosa porterebbe una sorta di galateo berlinese tradotto in quattordici lingue?

Insomma, chi prenderebbe sul serio divieti come: non urlare di notte, non urinare nei parchi, non rimettere sulle scale di casa? Trattare questo tema in modo divertente potrebbe invece rappresentare la soluzione. Numerose sono le idee presentate sinora. Si è discusso anche della presenza di artisti di pantomima, i quali attraverso la loro arte dovrebbero fungere da ambasciatori di alcuni messaggi che la capitale tedesca intende trasmettere. Monika Hermann sta considerando anche l’ipotesi trolley con rotelle in gomma. Tuttavia questa pare essere solo un dettaglio nell’elenco delle idee presentate dell’amministrazione cittadina.

Al contrario altri paesi hanno da tempo preso dei seri provvedimenti; emblematico è l’esempio di Palma di Maiorca, dove attualmente, come afferma il quotidiano Die Welt, esistono delle regole di comportamento ben precise.

Berlino non può permettersi di essere sarcastica

Berlino non è New York City, dove i banchieri di Wall Street possono ad esempio criticare pubblicamente la presenza di fastidiosi turisti sui marciapiedi. Il peso degli introiti dati dal turismo e dall’organizzazione di congressi nella metropoli tedesca ha raggiunto la cifra di dieci miliardi di euro annui; oltre 275.000 berlinesi ne traggono i vantaggi. Nel corso degli ultimi dieci anni i numeri del turismo sono raddoppiati. Secondo il quotidiano Die Welt, solo nei primi sei mesi del 2014 si è registrata la presenza di 5,5 milioni di visitatori. La città intende trarre profitti diretti da tale boom e quest’anno il senato ha introdotto una tassa di soggiorno per i turisti, aumentando inoltre del 5% il prezzo netto del soggiorno.

Da allora, molto più che in passato, ci si può facilmente imbattere in numerosi individui in shorts e infradito i quali affermano di non essere semplici turisti, bensì di trovarsi nell’Hauptstadt per motivi lavorativi. In tal modo possono evitare di pagare la citytax. Nonostante ciò, essa sembra funzionare: a nove milioni di euro ammonterebbe la cifra incassata dal comitato di finanze del senato nel primo semestre del 2014.

I rimedi per i cittadini

Il sindaco del quartiere Friedrichshain-Kreuzberg reputerebbe giusto che parte di questi incassi spettassero al suo distretto in quanto baluardo dei party, tuttavia sembra che un tale provvedimento non sia previsto; sino a 25 milioni di euro all’anno è quanto incassa la città-stato grazie alla tassa di soggiorno. Ma il successo del turistico a Berlino non comporta solo grandi introiti o problematiche connesse al rumore, ai rifiuti e alla presenza di numerosi turisti ubriachi. Lo spazio residenziale diviene infatti sempre più ridotto se il numero di case vacanza continua ad aumentare.

L’amministrazione cittadina ha quindi pensato ad un provvedimento denominato: Zweckentfremdungsverbotsverordung. E no, non si tratta né di uno scherzo, né di una delle famose parole per noi italiani impronunciabili (tipo queste… ). Con il seguente termine si indica un insieme di misure secondo cui le case vacanza devono essere registrate in quanto tali e autorizzate. Ad oggi però si tratta solo di un provvedimento cartaceo in quanto il numero di persone che si occupa della sua attuazione si conta sulle dita di una mano.

Il conflitto tra turisti e abitanti della capitale ha già ispirato alcuni registi. Nana A.T. Rebhan è uno di questi. Nel suo documentario Welcome Goodbye, dispensa suggerimenti ai visitatori stranieri. Un musicista messicano consiglia invece ai berlinesi (d’adozione e non) di utilizzare delle tende per le proprie finestre, affinché i molti curiosi turisti non sbircino nelle loro abitazioni.

In seguito alle dimissioni del sindaco di Berlino Klaus Wowereit (di cui abbiamo parlato qui), queste misure suonano come una campana che, a dispetto del tema, con le feste non ha nulla a che fare. Piuttosto, sembra simboleggiare la fine di un’epoca: i tempi della “Berlin, arm aber sexy” (“Berlino, povera ma sexy”, celebre frase pronunciata da Wowereit nel 2004 durante un’intervista televisiva) sembrano ormai essere lontani.

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FOTO © Sascha Kohlmann CC BY SA 2.0