Scandalo Panama Papers, anche la Germania ha i soldi in paradiso

I Panama Papers, i documenti dello scandalo che negli ultimi giorni sta facendo tremare i leader di tutto il pianeta, non risparmiano proprio nessuno. Secondo quanto rivela la Süddeutsche Zeitung, sono almeno 28 le banche tedesche che sarebbero ricorse ai servizi offerti dallo studio legale Mossack Fonseca con sede a Panama ma con uffici collocati in ben 35 Paesi. Dai documenti spiccano i nomi di alcuni degli istituti finanziari più conosciuti come la Deutsche Bank, Commerzbank, DZ Bank e UBS Deutschland che hanno creato, con l’aiuto di Mossack Fonseca, oltre 1200 società offshore gestite per conti dei loro clienti.

Le repliche delle banche accusate. Dopo la pubblicazione dei documenti da parte dei media, due banche tedesche in particolare hanno replicato alle accuse affermando che aiutare i propri clienti ad aprire delle società all’estero non è un reato. Le due banche in questione sono la Deutsche Bank e la Berenberg Bank, che hanno aiutato note personalità della politica, dello spettacolo e dello sport a spostare i propri guadagni all’estero. La Deutsche Bank è particolarmente attiva in queste manovre dato che dal 2007 si occupa di creare o gestire oltre 400 società offshore. Non è da meno la Dresdner Bank, seguita da UBS Deutschland, Bayern LB e Commerzbank. Alcune delle banche coinvolte hanno ricevuto aiuti pubblici nel corso dell’ultima crisi finanziaria incassando ingenti somme di denaro. Un esempio è la Commerzbank, che ha ottenuto circa 18,2 miliardi di euro. A loro difesa, gli istituti interessati affermano di aver già da tempo adottato una politica commerciale diversa dal passato.

I Panama Papers nel resto del mondo. I documenti noti come Panama Papers, i cui dati sono rimbalzati negli ultimi giorni sui principali media internazionali, rivelano i segreti finanziari di alcuni noti personaggi dello spettacolo o dello sport come Jackie Chan, Pedro Almodovar, Michel Platini e Lionel Messi ma anche di numerosi leader mondiali come ad esempio Vladimir Putin, Xi Jinping o il premier islandese Sigmundur Gunnlaugsson, dimessosi martedì scorso in quanto accusato di gestire un conto offshore segreto con la moglie. Secondo la BBC si tratta della prima ‘vittima’ dei Panama Papers. I Panama Papers rivelano anche importanti notizie sullo scandalo che coinvolse la Siemens nel 2006. Secondo quanto trapelato, la dirigenza Siemens sarebbe coinvolta nel riciclaggio di denaro in America Latina e pare nasconda un’ingente somma di denaro che attende di essere ‘manovrata’. Anche il premier britannico, David Cameron, è chiamato a rispondere alle accuse su alcuni presunti fondi creati e gestiti dal padre Ian, che per decenni avrebbe nascosto al fisco britannico le sue fortune di broker della finanza. I nomi coinvolti sono tanti anche in Italia, almeno 800 secondo L’Espresso, con Luca Cordero di Montezemolo al vertice.

Uno scandalo enorme. Ad essersi affidate ai servizi dello studio legale panamense sono state ben 500 banche in tutto il mondo, con un totale di oltre 15.600 società offshore. La Süddeutsche Zeitung aggiunge che negli ultimi anni migliaia di cittadini hanno utilizzato le società offshore di Mossack Fonseca per gestire i propri fondi. Il quotidiano tedesco Der Spiegel afferma che il Bafin, l’autorità federale per la supervisione del settore finanziario (la nostra Consob, per intenderci) si impegnerà ad indagare sulla vicenda per fare un po’ di chiarezza su quanto è accaduto.

Un’attività che dura da circa 40 anni. É quanto risulta dai documenti della sede centrale di Mossack Fonseca, che registra oltre 214.000 società offshore, attive negli ultimi decenni. Mossack Fonseca è indagata sia in Germania sia in Brasile, dove è coinvolta in un’importante indagine di riciclaggio di denaro che minaccia di far cadere alcuni esponenti dell’attuale governo. Il Ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, ha dichiarato lunedì scorso, tramite il suo portavoce, che il Ministero vuole intensificare la pressione sui crimini finanziari.

Lo scoop della Süddeutsche Zeitung. L’inchiesta, che ha coinvolto ben 100 media internazionali, è stata definita la più grande fuga di notizie di sempre, perché rivela qualcosa come 11 milioni di documenti e i fondi offshore segreti di almeno 140 figure politiche. A pubblicare per primo la fuga di notizie è stata proprio la Süddeutsche Zeitung, che, grazie alla testimonianza di una fonte anonima, è entrata in possesso della documentazione da cui sono trapelati i dati che inchiodano i leader di tutto il mondo. Successivamente l’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ) ha diffuso la notizia agli altri media internazionali.

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.Foto di copertina © Luzerner Zeitung