Bornholmer Straße, qui dove cadde il muro di Berlino

“Due ore senza ordini di nessun tipo, senza che nessuno ci informi di niente, è del tutto inaccettabile!” Questi sono i pensieri fissi del colonnello Harald Jäger, responsabile del posto di confine di Bornholmer Straße, la sera del 9 Novembre 1989. Jäger è nervoso. Tremendamente nervoso. Eppure ne ha vissute molte durante i suoi anni di servizio, sia come poliziotto che come agente della Stasi: è impossibile stare tranquilli quando sembra che tutta Berlino abbia deciso di radunarsi davanti al check-point…

“E’ tutta colpa di Schabowsky!” sibila Jäger ai suoi colleghi di guardia, spaventati più di lui “Cosa gli passava per la testa quando ha detto quelle cose in televisione!?”

Circa quattro ore prima Günter Schabowski, portavoce e membro del Partito Socialista tedesco, in una conferenza stampa ripresa dalla televisione ha risposto ad una domanda di un giornalista che chiedeva provocatoriamente se non fosse un errore rivedere la legge per la concessione dei permessi di viaggio al di fuori della DDR. Schabowsky si innervosisce, esita, e poi tira fuori dalla sua tasca un foglietto e annuncia davanti a telecamere e cronisti che tutti i cittadini della Repubblica Democratica Tedesca potranno attraversare il confine senza fare formale richiesta alla polizia. I giornalisti presenti non credono alle loro orecchie, ma incalzano ancora e chiedono se questo provvedimento sia valido anche per l’ingresso in Germania Ovest e da quando entrerà in vigore; il portavoce non lascia spazio a dubbi e risponde: “Vale anche per la Germania Ovest e, per quanto io ne sappia, tutto questo è effettivo da subito, immediatamente”. Sono le 7 di sera, Schabowsky non può ancora saperlo ma le sue parole inconsapevoli hanno appena segnato la fine della DDR.

In quelle ore concitate anche l’Italia gioca una piccola parte nella catena degli eventi: il giornalista che pone la fatidica domanda a Schabowsky è Riccardo Ehrman, corrispondente dell’ANSA da Berlino. Ancora oggi, a distanza di anni, Ehrman racconta in moltissime interviste la sua versione degli avvenimenti a cui dette inizio con la sua domanda.

La conferenza stampa va in onda poco dopo e sorprende i cittadini della Repubblica Federale all’ora di cena: nessuno perde tempo e una moltitudine di gente si reca al più vicino posto di blocco per verificare se tutto sia effettivamente vero. Sia a Bornholmer Straße che in tutti gli altri altri check-point i poliziotti di confine non hanno ricevuto alcun ordine specifico; non appena vedono la conferenza stampa cominciano a tempestare di telefonate i loro superiori (che a loro volta già stavano telefonando alle alte cariche del partito) richiedendo chiarimenti in merito a quello che hanno appena sentito. Questi chiarimenti non arriveranno mai, forse perché ormai tutti gli uffici sono vuoti o, più probabilmente, perché nessuno vuole prendersi responsabilità di ciò che sta accadendo.

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Harald Jäger e i suoi colleghi devono cavarsela da soli, devono decidere come gestire il fiume di persone che preme contro le sbarre ai posti di blocco e che urla forsennatamente di aprire il confine. Jäger sa che sparare anche un solo colpo sulla gente significherebbe dare il via ad una guerra, ma allo stesso tempo deve decidere velocemente cosa fare per impedire che facciano del male a loro stessi e agli uomini di guardia…

Alle 23:30 il colonnello prende la sua decisione. Non sa se dovrà pentirsene e se ne pagherà le conseguenze, ma urla: “Facciamo passare! Apriamo tutto!”. I suoi uomini obbediscono.

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L’ufficiale tutto d’un pezzo, sempre fedele al partito, per una volta ha ceduto: Harald Jäger ha preso una decisione coraggiosa e ha impedito quella che avrebbe potuto trasformarsi in una strage. Dopo 30 anni di divisione Bornholmer Straße è il primo punto in cui la Berlino si riunisce e ventimila cittadini esultanti si riversano oltre il confine tra est e ovest

La muta testimone degli eventi di quella sera fu la stazione di Bornhomer Straße, situata esattamente sotto il Bösebrücke attraversato da migliaia di festanti berlinesi, ma chiusa e diventata “stazione fantasma” già dal 1961 a causa della vicinanza col check-point; il 9 Novembre 1989 ha segnato anche per lei un punto di svolta fondamentale.

La stazione di Bornholmer Straße fu inaugurata il 1 ottobre 1935 come punto di snodo tra le due linee ferroviarie che portavano rispettivamente a Stettino (Stettiner Bahn) e verso Stralsund e tutto il resto del nord della Germania (Nordbahn); il lavoro svolto dall’architetto Richard Brademann fu assai notevole e ricevette da parte della stampa il titolo di stazione più bella di Berlino.

La storia di Bornholmer Straße procede senza intoppi fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, i cui bombardamenti avevano lasciato questa stazione relativamente indenne. Con la separazione di Berlino in più settori, Bornholmer Straße cominciò a pagare il suo posizionamento a cavallo tra la zona sovietica a est e quella francese ad ovest: la linea di confine passava esattamente in mezzo alle due direzioni dei binari, separando in due parti distinte la stazione. Nel 1952, per permettere alle S-Bahn in direzione Pankow di viaggiare senza transitare per la stazione di Gesundbrunnen, fu deciso di elettrificare la linea fino ad allora utilizzata per il trasporto delle merci. I treni passavano sui binari nel lato orientale della stazione, ma non si fermavano alle pensiline per far salire o scendere i passeggeri.

Anche con una stazione abbandonata, i binari sotto il Bösebrücke erano più trafficati che mai; quelli nel settore orientale (lungo la banchina A della stazione) permettevano il traffico dei treni verso Frohnau e Heiligensee, mentre quelli ad est furono ulteriormente separati: vennero costruiti altri due binari utilizzati per il traffico della S-Bahn sulla linea per Bernau/Oranienburg e separati con un muro dai due binari (già esistenti) destinati ai treni a lunga percorrenza. Il fascio di strada ferrata visto da una certa distanza formava una notevole curva che i berlinesi dell’est rinominarono scherzosamente “Ulbrichtkurve” (“Curva Ulbricht”, dal nome del presidente del Partito Socialista tedesco Walter Ulbricht).

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Dopo la Riunificazione la stazione ha ripreso la sua funzione originaria e l’assurdo sovrannumero di binari è stato finalmente ridotto: la stazione di Bornholmer Straße conta oggi due pensiline, destinate rispettivamente ai treni che viaggiano in direzione nord-sud e a quelli in direzione opposta. Il traffico dei treni a lunga percorrenza è separato e transita al di fuori della stazione.

Sono ormai lontani i tempi in cui Bornholmer Straße poteva vantarsi si essere la più bella della città: arrivando da Gesundbrunnen la stazione assomiglia molto alla prua aperta di un traghetto, pronto ad accogliere al suo interno le macchine dei turisti. Probabilmente non era così che l’architetto Brademann voleva che fosse ridotta la sua opera… Ciò che rimane del progetto originale (il padiglione d’ingresso della stazione e le scalinate che portano alle banchine) sono oggi salvaguardate come bene architettonico.

Uscendo dalla stazione e percorrendo il Bösebrücke in direzione est si incontra un piccolo memoriale di pannelli informativi che ripercorrono con foto e didascalie le ultime ore della DDR; a pochi passi è rimasto in piedi un segmento del Muro lungo circa 200 metri che, pur non essendo coreografico come la West Side Gallery, ricorda gli eventi del 9 Novembre 1989, la notte in cui l’Europa e il mondo intero si sentirono finalmente più liberi.

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