Roberta alicino

«Come io, italiana, sono riuscita a diventare ostetrica a Berlino e ora sono felice»

Da disoccupata alla piena realizzazione come persona e come ostetrica professionista: Roberta Alicino ha ottenuto tutto ciò dopo solo un anno a Berlino.

Roberta ha una laurea triennale in Ostetricia, conseguita all’Università di Genova, la stessa università in cui le è stato detto il primo giorno di lezioni che sarebbe rimasta disoccupata. Per lei l’unica soluzione è stata quella lasciare l’Italia e trasferirsi a Berlino. «Quando le mie colleghe, tutte tedesche, mi chiedono perché sono venuta qui e io rispondo che in Italia non c’è lavoro, loro non capiscono cosa io voglia dire.» In Germania, invece, Roberta è apprezzata, la sua professione ha più prestigio e una paga migliore. «Non cambierei questa vita con niente al mondo. Qui a Berlino, vado a lavoro felice, ogni giorno».

La storia di Roberta

Roberta Alicino è nata a Genova nel 1993. Ha frequentato il liceo classico e una volta diplomata ha deciso di proseguire con l’università. Le interessava l’ambito medico, così ha provato il test di medicina e «su consiglio di mio fratello, ho provato anche il test di professioni sanitarie poiché, di fatto, il test di medicina è difficile e i posti non sono tanti. Infatti, io sono poi entrata ad ostetricia. Questa è una laurea triennale abilitante alla professione: ogni anno abbiamo periodi di studio con tirocini in ospedale da svolgere durante gli esami, per un totale di 1500 ore di lavoro in tre anni. Già al primo anno di università mi sono innamorata della mia professione e ora sono convinta che non potrei fare nient’altro nella mia vita».

L’importanza di un’ostetrica

«L’ostetrica è una figura che accompagna, supporta e consiglia la donna durante tutta la gravidanza fisiologica (gravidanza non a rischio e che non presenta patologie) e nella fase successiva alla nascita del bambino, chiamata puerperio. L’ostetrica può aiutare la donna a riprendersi dal parto, riducendo il rischio di depressione post-partum, oppure con l’allattamento al seno (o artificiale) e inoltre può sostenere la famiglia durante i primi giorni di vita del bebè. Dal 1992 la legge italiana inquadra la nostra professione in modo chiaro: ci viene riconosciuta la responsabilità e l’autonomia professionale per seguire le gravidanze fisiologiche, mentre per quelle patologiche collaboriamo col ginecologo, che è un medico. Ciò nonostante, le donne italiane non conoscono la nostra figura e si rivolgono solo al ginecologo, che è ben felice di tenersi strette le sue pazienti paganti. Di conseguenza, veniamo rilegate in sala parto, in ASL o in un consultorio, a cui si accede tramite concorsi pubblici che offrono troppi pochi posti. In Germania la mentalità è diversa: un ginecologo tedesco consiglia a una donna incinta, ma sana, di rivolgersi a un’ostetrica; tra i due ruoli c’è collaborazione, proprio come dovrebbe essere». Roberta lavora come ostetrica part-time all’ospedale Deutsches Rotes Kreuz di Köpenick e svolge visite private a domicilio in qualità di libera professionista.

La vita mi ha portata a Berlino

Dopo la laurea triennale in Ostetricia conseguita a Genova, Roberta si iscrive al Master in Ostetricia Legale e Forense a Siena, con la speranza di trovare lavoro più facilmente con questa specializzazione. Non appena capisce che non è così, decide di partire. «Ho trovato le famose agenzie che reclutano laureati in professioni sanitarie per la Germania. Con loro ho fatto un corso di tedesco fino all’A2 e poi sarei dovuta partire per Colonia. Pochi giorni prima della partenza ci hanno detto che a Colonia non c’era più posto e che ci avrebbero mandati in una piccola città del Brandeburgo. Per una questione di principio ho detto no e sono partita da sola per Berlino». Ho chiesto a Roberta perché proprio Berlino. «Ci ero già stata in vacanza e me ne ero innamorata. Qualunque cosa ti piaccia fare, Berlino ha un posto anche per te, anche se non vai in discoteca e non ascolti la musica techno! L’inverno è più pesante. Sembra che la città si spenga e poi si riaccenda a primavera, piove molto e fa freddo e questo un po’ deprime. Comunque, indipendentemente dalla città, la rete di relazioni che ti costruisci è molto importante: tutti abbiamo momenti di sconforto in cui pensi “chi me l’ha fatto fare” e avere persone che ti supportano vuol dire molto».

Motivazione e determinazione

«Quando vuoi fare qualcosa che ti piace davvero, guardi oltre le difficoltà, guardi oltre il fatto che la lingua è difficile e vai. Io non avrei mai pensato di arrivare a parlare fluentemente tedesco in un solo anno, ma ora guardo la TV senza problemi. Per lavorare come ostetrica in Germania è necessario ottenere l’Anerkennung, cioè il riconoscimento del titolo di studio e il permesso di svolgere la professione, per il quale è richiesto un livello B2 di tedesco. La camera di commercio italo-tedesca mi ha aiutato con le pratiche e io mi sono subito iscritta a un corso di lingua B1 mentre provavo comunque a fare dei colloqui di lavoro. Sono stata chiamata da tre ospedali, compreso quello di Köpenick che poi ho scelto, e ho cominciato a lavorare come assistente dell’ostetrica. Non lascerei questo ospedale per niente al mondo. Le colleghe sono fantastiche, mi hanno accolto benissimo, formiamo un buon team e le considero la mia famiglia tedesca. Nessuno ti giudica perché non hai esperienza, nessuno ti fa pesare il fatto di essere giovane. E vuol dire molto».

Cambiare le cose, un passo alla volta

«Mi interesso di quello che mi circonda e mi attivo per migliorare la condizione dell’ostetrica in Italia. Quando ero ancora a Genova, mi è stato chiesto se volevo organizzare la giornata dell’ostetrica e io ho accettato. Ho disegnato il logo e preparato le locandine, praticamente da sola. E continuo a farlo: con altre quattro ragazze gestisco la pagina Facebook Ostetriche, donne per donne, in cui facciamo corretta informazione, cerchiamo di avvicinare le donne italiane alla nostra professione e organizziamo eventi come la Giornata Internazionale dell’Ostetrica, che cade il 5 maggio. La pagina funziona: le donne sono interessate e vogliono essere più partecipi del proprio percorso di cura. Le donne italiane che seguo qui a Berlino sono soddisfatte del supporto che io come ostetrica offro e desidererebbero lo stesso per le amiche rimaste in Italia. Sono sicura che pian piano la situazione in Italia migliorerà».

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Berlino Schule tedesco a Berlino

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Foto di copertina: ©Roberta Alicino