Handke, ©http://www.vita.it/it/article/2015/10/06/elogio-dellinfanzia/136852/

Peter Handke, chi è l’eccezionale poeta austriaco vincitore del Nobel 2019

Peter Handke ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura

La scrittrice polacca Olga Tokarczuk e il poeta austriaco Peter Handke sono i vincitori Nobel per la Letteratura rispettivamente per il 2018 e il 2019. Nell’anno del doppio Nobel sono due insospettabili a vincere il premio massimo per il proprio genio artistico. In particolare, a Peter Handke è stato riconosciuto il suo lavoro influente di esplorazione della periferia e della specificità dell’esperienza umana. Polemico, sperimentale ed eclettico, sempre in lotta contro la propria apatia. Il poeta è nato a Griffen, in Carinzia, il 6 dicembre 1942, mentre oggi vive a Chaville, nei dintorni di Parigi. Dopo essersi trasferito negli Stati Uniti, è tornato in Europa per dedicarsi alla letteratura d’avanguardia. È generalmente conosciuto per vari e provocatori successi teatrali: Insulti al pubblico del 1966 e Kaspar del 1968. Noto anche per i suoi romanzi: Breve lettera del lungo addio del 1972, Infelicità senza desideri del 1972, inspirato al suicidio della madre che lo segnò profondamente, e La donna mancina del 1976. Handke ha, inoltre, firmato la sceneggiatura di alcuni film con il regista Wim Wenders, tra cui spicca senz’altro il più importante: Il cielo sopra Berlino, del 1987, due anni prima della caduta del muro. Tra i vari riconoscimenti ricevuti dallo scrittore, c’è anche il Premio Franz Kafka, ottenuto nel 2009. Nel 2016 ha ricevuto in Italia il premio Scanno e ha diviso metà del compenso con i terremotati del 24 agosto. Eppure è strano pensare che, nel 2014, Handke si era espresso contrario all’assegnazione del Premio Nobel: «perché porta un momento di attenzione, nelle pagine dei giornali, ma per la lettura non porta nulla». Dopotutto aveva sempre sostenuto che «la narrativa è eterna, ma forse il romanzo è morto». La decisione di assegnare due Nobel in un solo anno, il cui unico precedente era avvenuto nel 1950, è avvenuta a causa dello scandalo delle molestie che nel 2018 coinvolse il marito di una giurata dell’Accademia di Svezia, il fotografo e regista Jean Claude Arnault. Il riconoscimento perciò lo scorso anno fu sospeso e rimandato a quest’anno. Entrambi i vincitori sono attesi alla cerimonia di premiazione del 10 dicembre a Stoccolma.

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Canzone per l’infanzia, la bellissima poesia di Peter Handke

«Com’è difficile guardare, e non c’è scuola che lo insegni, ognuno può solo imparare da sé, giorno dopo giorno, solo questo, sempre da capo. Sempre da capo, come se fossimo sradicati da sempre, da sempre esiliati da quel territorio che ha per nome infanzia» scriveva Peter Handke in merito alla sua poesia che rappresenta uno stupendo elogio all’infanzia. «Sarà perché soffro da sempre per la mancanza di un luogo, perché dall’infanzia conosco il dolore dello sradicamento. Così anche un luogo episodico è sempre stato come una grazia per me. Un posto però deve diventare epico: si deve raccontarlo, trasformarlo nel personaggio di una storia, far sì che possa apparire per tutti» spiegava ad Alessandra Iadicicco, sulle pagine della Lettura.

Peter Handke, Elogio dell’infanzia

Quando il bambino era bambino,
camminava con le braccia ciondoloni,
voleva che il ruscello fosse un fiume,
il fiume un torrente
e questa pozzanghera il mare.

Quando il bambino era bambino,
non sapeva di essere un bambino,
per lui tutto aveva un’anima
e tutte le anime erano un tutt’uno.

Quando il bambino era bambino
non aveva opinioni su nulla,
non aveva abitudini,
sedeva spesso con le gambe incrociate,
e di colpo si metteva a correre,
aveva un vortice tra i capelli
e non faceva facce da fotografo.

Quando il bambino era bambino,
era l’epoca di queste domande:
perché io sono io, e perché non sei tu?
perché sono qui, e perché non sono lì?
quando comincia il tempo, e dove finisce lo spazio?
la vita sotto il sole è forse solo un sogno?
non è solo l’apparenza di un mondo davanti al mondo
quello che vedo, sento e odoro?
c’è veramente il male e gente veramente cattiva?
come può essere che io, che sono io,
non c’ero prima di diventare,
e che, una volta, io, che sono io,
non sarò più quello che sono?

Quando il bambino era bambino,
si strozzava con gli spinaci, i piselli, il riso al latte,
e con il cavolfiore bollito,
e adesso mangia tutto questo, e non solo per necessità.

Quando il bambino era bambino,
una volta si svegliò in un letto sconosciuto,
e adesso questo gli succede sempre.
Molte persone gli sembravano belle,
e adesso questo gli succede solo in qualche raro caso di fortuna.

Si immaginava chiaramente il Paradiso,
e adesso riesce appena a sospettarlo,
non riusciva a immaginarsi il nulla,
e oggi trema alla sua idea.

Quando il bambino era bambino,
giocava con entusiasmo,
e, adesso, è tutto immerso nella cosa come allora,
soltanto quando questa cosa è il suo lavoro.

Quando il bambino era bambino,
per nutrirsi gli bastavano pane e mela,
ed è ancora così.

Quando il bambino era bambino,
le bacche gli cadevano in mano come solo le bacche sanno cadere,
ed è ancora così,
le noci fresche gli raspavano la lingua,
ed è ancora così,
a ogni monte,
sentiva nostalgia per una montagna ancora più alta,
e in ogni città,
sentiva nostalgia per una città ancora più grande,
ed è ancora così,
sulla cima di un albero prendeva le ciliegie tutto euforico,
com’è ancora oggi,
aveva timore davanti a ogni estraneo,
e continua ad averlo,
aspettava la prima neve,
e continua ad aspettarla.

Quando il bambino era bambino,
lanciava contro l’albero un bastone come fosse una lancia,
che ancora continua a vibrare.

Peter Handke, Lied Vom Kindsein

Als das Kind Kind war,
ging es mit hängenden Armen,
wollte der Bach sei ein Fluß,
der Fluß sei ein Strom,
und diese Pfütze das Meer.

Als das Kind Kind war,
wußte es nicht, daß es Kind war,
alles war ihm beseelt,
und alle Seelen waren eins.

Als das Kind Kind war,
hatte es von nichts eine Meinung,
hatte keine Gewohnheit,
saß oft im Schneidersitz,
lief aus dem Stand,
hatte einen Wirbel im Haar
und machte kein Gesicht beim fotografieren.

Als das Kind Kind war,
war es die Zeit der folgenden Fragen:
Warum bin ich ich und warum nicht du?
Warum bin ich hier und warum nicht dort?
Wann begann die Zeit und wo endet der Raum?
Ist das Leben unter der Sonne nicht bloß ein Traum?
Ist was ich sehe und höre und rieche
nicht bloß der Schein einer Welt vor der Welt?
Gibt es tatsächlich das Böse und Leute,
die wirklich die Bösen sind?
Wie kann es sein, daß ich, der ich bin,
bevor ich wurde, nicht war,
und daß einmal ich, der ich bin,
nicht mehr der ich bin, sein werde?

Als das Kind Kind war,
würgte es am Spinat, an den Erbsen, am Milchreis,
und am gedünsteten Blumenkohl.
und ißt jetzt das alles und nicht nur zur Not.

Als das Kind Kind war,
erwachte es einmal in einem fremden Bett
und jetzt immer wieder,
erschienen ihm viele Menschen schön
und jetzt nur noch im Glücksfall,
stellte es sich klar ein Paradies vor
und kann es jetzt höchstens ahnen,
konnte es sich Nichts nicht denken

und schaudert heute davor.

Als das Kind Kind war,
spielte es mit Begeisterung
und jetzt, so ganz bei der Sache wie damals, nur noch,
wenn diese Sache seine Arbeit ist.

Als das Kind Kind war,
genügten ihm als Nahrung Apfel, Brot,
und so ist es immer noch.

Als das Kind Kind war,
fielen ihm die Beeren wie nur Beeren in die Hand
und jetzt immer noch,
machten ihm die frischen Walnüsse eine rauhe Zunge
und jetzt immer noch,
hatte es auf jedem Berg
die Sehnsucht nach dem immer höheren Berg,
und in jeder Stadt
die Sehnsucht nach der noch größeren Stadt,
und das ist immer noch so,
griff im Wipfel eines Baums nach dem Kirschen in einemHochgefühl
wie auch heute noch,
eine Scheu vor jedem Fremden
und hat sie immer noch,
wartete es auf den ersten Schnee,
und wartet so immer noch.

Als das Kind Kind war,
warf es einen Stock als Lanze gegen den Baum,
und sie zittert da heute noch.

 

Wim Wenders e Peter Handke, la storia della loro collaborazione

Sui versi della poesia Elogio dell’infanzia, inizia uno dei più grandi capolavori del cinema, Il cielo sopra Berlino che il regista Wim Wenders firmò nel 1987, prendendo spunto anche dalla figura angelica delle Elegie Duinesi di Rilke. La poesia di Handke fu scritta appositamente per la sceneggiatura del film, e ancora oggi non smette di fare sognare, riportando la mente a quel tempo idilliaco dell’infanzia. Il capolavoro cinematografico ha segnato profondamente i due artisti, che da allora sono legati da un rapporto di amicizia sincero ed immenso. In merito all’assegnazione del premio Nobel per la Letteratura di Peter Handke , Wenders si è infatti espresso con le seguenti e commoventi parole: «Chi altro? Chi altro ha preso la lingua così sul serio come opera della sua vita? Chi altro ci ha sempre? Come il nostro cuore? Chi altro ha portato il peso del mondo con nient’altro che fiducia nelle parole? Chi altro è rimasto così fedele a se stesso, con ogni nuovo libro e hai osato così tanto? Chi altri ci ha descritto la natura così amorevolmente per noi che potremmo vederla con occhi nuovi? Chi altri se non te, Peter? Quando sono mai stato così felice per un altro come oggi per te! Il tuo Wim».

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Immagine di copertina: Handke, © screenshot from youtube